Energie rinnovabili, anche la Cna difende il fotovoltaico

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Anche la Cna interviene contro il decreto legislativo del governo che annuncia il taglio degli incentivi per il fotovoltaico a partire dal 31 maggio. «Centinaia di imprese sarde sono a rischio chiusura» dichiara il presidente regionale Bruno Marras. E il segretario Francesco Porcu denuncia: «Viene meno la certezza del diritto».

Secondo i dati della Cna sono già 8.245 gli impianti installati in Sardegna, undicesima tra le regioni italiane. Si tratta in genere di impianti piccoli: il 97% ha potenza inferiore ai 20Mw e solo 113 producono più di 50 Mw. Gli impianti esistenti sono soprattutto in provincia di Cagliari (2583, pari al 31%) dove la potenza media è di 10,8 kw.

Sassari ha la seconda quota del mnercato saardo con il 19%, anche in questo caso cojn la prevalenza di impianti di potenzia inferiore ai 20 Kw. In provincia di Oristano, dove è presente solo il 10% degli impianti (809), si produce però energia pari al 24% di quella regionale (24,9 Mw), con 5 impianti di potenza superiore a 1 Mw nei comuni di Marrubiu, Uras e Terralba. Tra le province maggiori Nuoro è terza per numero di impianti (994) e quarta, superata da Oristano, per potenza installata (13,8Mw).

Meno diffusi gli impianti fotovoltaici nelle quattro nuove provincie: Carbonia-Iglesias (650 impianti, 3,9 Mw), Ogliastra (560, 6,3 Mw), Olbia-Tempio (554, 4,2 Mw) e Medio Campidano (486 impianti, 10 Mw).

Come si può intuire la provincia del Medio Campidano si distingue per la forte presenza di grandi impianti, otto dei quali nel comune di Villacidro.

Villacidro.info – 16 marzo 2011  Fonte: LA NUOVA SARDEGNA

2 COMMENTI

  1. Ma è tutto collegato : le iniziative governative sino ad oggi non hanno fatto altro che privilegiare le fonti energetiche più obsolete ed ai nostri giorni anche quelle più pericolose (come nel caso del nucleare). Su queste cose i nostri governanti non hanno mai avuto l’occhio lungo. Il primo e debole piano energetico risale al 1988; nel 1991 abbiamo avuto le leggi 9 e 10 che prevedevano la liberalizzazione dei mercati, impulso alle fonti rinnovabili, obblighi di efficienza energetica in tutti gli ambiti dell’economia italiana. Dopo ormai vent’anni cosa si è realizzato? Non certo una politica atta a diffondere la consapevolezza della necessità primaria dell’efficienza energetica; certamente abbiamo avuto un qualche sviluppo delle rinnovabili (come si può notare, però, ci vuol poco a bloccare tutto) ma è necessario sviluppare una cultura del risparmio energetico e che tutti si capisca che dobbiamo consumare meno. Anche ammesso che le riserve di combustibili fossili non siano in esaurimento (secondo teorie risalenti a più di mezzo secolo fa e che hanno preso piede nell’ex Unione Sovietica, nella quale esisterebbero dei giacimenti di petrolio autorigeneranti; questa teoria ammette in sostanza un’origine chimica e non organica del petrolio, che si formerebbe in profondità e poi salirebbe attraverso le faglie per depositarsi nei giacimenti) non è che si possa fare a gara a chi consuma di più. Inoltre non ha senso il discorso della promozione del nucleare quale strumento per garantire l’autonomia energetica, anche lasciando (irresponsabilmente) in secondo piano la questione della sicurezza e dell’altissimo impatto ambientale, dato che (continuando con questo ritmo di utilizzo) le riserve di uranio si esaurirebbero in circa trent’anni, ed in Italia non se ne dispone affatto. Lo si vuole estrarre dal mare? L’estrazione dell’uranio dall’acqua marina si è dimostrata una cosa irrealizzabile sia per gli alti costi che per il troppo basso rendimento estrattivo. Non ci sono appigli. Fotovoltaico, solare termico, eolico, geotermico, biomasse e quant’altro costituiscono il futuro in campo energetico. Il che non vuol dire darsi alla pazza gioia. Noi sardi abbiamo la tendenza a farci turlupinare: siamo invasi dalle armi, dal petrolio, dalla droga, dal cemento, dall’iperconsumismo, dalle illusioni. Non facciamoci fregare ancora una volta.

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