“Comunque credo che lo studio sia la parte fondamentale della mia formazione, senza quello credo che non si vada da nessuna parte.”
Un credo che dovrebbero seguire in molti dei nuovi personaggi del fenomeno “all is art and everyone is an artist”. Un atteggiamento presente in ogni città e paese, il popolo che, ora, può e si sente in dovere di pubblicare un libro, comprare una chitarra, aver una macchina fotografica, girare un cortometraggio, scarabocchiare su una tela, qualsiasi arte ed anche diverse in contemporanea ma con il principio del “fare” piuttosto che “sentire”.
Ed Alessandro Murgia(1979) ha centrato il bersaglio: “studio e concetto altrimenti non si va da nessuna parte”. E le differenze si notano e sono anche abbastanza palesi.
Ho incontrato Alessandro all’“Abarra Festival – sensorial event” nell’expo’ ed il suo progetto “La percezione del resto” pareva quasi una serie di inquadrature per un film, una successione esatta che raccontava una storia, mille storie. Uomini e donne con un tetro ombrello aperto tenuto stretto con le due mani; location scure, umide, ambigue, segrete; sembra quasi che i soggetti degli scatti siano giudici in attesa, in attesa di spegnere quella luce che gli illumina la testa, lasciando la visione del volto senza la possibilità di scorgere gli occhi. Una storia, mille storie: “La percezione del resto”.
Come nasce l’Alessandro fotografo?
Alessandro ‘che fa immagini’ è nato abbastanza tardi nella mia vita, e come spesso accade il tutto è iniziato grazie ad una macchina fotografica regalata da un genitore. La curiosità e la necessità espressiva però non è venuta insieme a quel mezzo. Negli anni son cambiato tantissimo e son riuscito a capire che l’immagine può non essere solo fatta per la contemplazione estetica ma anche (e per me sopratutto) per smuovere le emozioni e vettore di concetti.
Credo di essere solo al primo gradino del mio percorso, e man mano che vado avanti la curiosità e la necessità espressiva è sempre più motrice di ciò che faccio (scatto).
Comunque credo che lo studio sia la parte fondamentale della mia formazione, senza quello credo che non si vada da nessuna parte. Studio della comunicazione, della pura tecnica, visione di tante forme espressive ed assimilazione del tutto.
Ci sono dei maestri che ti hanno in qualche modo influenzato?
Sicuramente sì, ma non mi ricordo!!! Scherzi a parte più che altro ci son periodi in cui son in fissa con dei fotografi o registi…ed ovviamente questo influenza quello che faccio…in questo periodo sono affascinato ed incuriosito da due fotografe, Francesca Woodman e Sally Mann.
Hai delle location o forme preferite?
No, cerco di non avere dei ‘punti fissi’ in quello che faccio, credo che cercare posti e situazioni nuove sia una delle mille cose da fare per crescere. Trovarsi sempre in situazioni diverse porta a dover affrontare problemi sempre nuovi e questo è il bene anche se non sembra. Odio la fossilizzazione stilistica, anche se ognuno di noi da un’impronta a quello che vede e che rappresenta. Diciamo che spesso mi devo piegare ai problemi logistici e di budget!
Come nasce il tuo progetto “La percezione del resto”?
Il progetto “La percezione del resto” è nato da un’immagine che mi si è creata in testa, un po’ come molti miei progetti… da un’idea legata ad un concetto, ossia come in questo caso la rappresentazione (personale e molto negativa) dell’uomo nella società d’oggi, che poi ho sviluppato in una serie. Ho cercato di ‘pulire’ dagli elementi inutili il concetto e la sua rappresentazione e da li son partito, ho cercato i modelli e le location e poi ho scattato, ma solo dopo aver avuto le idee abbastanza chiare su quello che stavo facendo.
Qual è la fotografia che il pubblico ha apprezzato maggiormente?
Ci son state diverse preferenze, anche alcune che io non avrei mai pensato! Comunque credo che la prima della serie e quelle centrali siano le più gradite…probabilmente quelle centrali per via dell’immediatezza e la pulizia dell’immagine…
Mostre fotografiche in giro per i continenti?
Purtroppo son, anche se non sembra, son una persona abbastanza timida e poco mondana e non ho avuto grandi possibilità di esporre escluso all’Abarra Festival ed al Terror Fest III ho esposto solo nel 2007 (se non sbaglio) a Cagliari.
Ho fatto anche un viaggio a Berlino per cercar delle gallerie in cui esporre ma con scarsi risultati.
Un mio ‘sogno’ è riuscire ad esporre in un luogo assolutamente non preposto a quello…come ad esempio una vecchia fabbrica (lo hanno già fatto in tanti), o in un bosco (idem) e vedere che la gente pur di vedere ciò che ho da dire sia disposta a credere ce si possa esporre qualcosa in questi (come altri meno banali) luoghi.
Fotografia e…?
Fotografia e tutto quello che riguarda la vista, l’udito ed il movimento…diciamo che non rimango senza far nulla…
Mi diletto nel nobile giuoco del surf e del downhill skateboard, quest’ultimo, sport poco conosciuto ma che ha la capacità di stregare chi inizia a praticarlo….il tutto condito con una quantità esagerata di musica, video e cibo!
Non farti nessuna domanda ma dammi una risposta.
Bene, mi fa molto piacere che mi abbia chiesto questo, perché credo che la semiotica sia una parte fondamentale delle immagini…senza di essa si avrebbe il solo scheletro estetico che, come si potrebbe obbiettare, è il primo a venir percepito, ma dovremmo pensare che la struttura di ciò che percepiamo è multistrato. Evitiamo la zombificazione e soffermiamoci un po’ più a pensare su ciò che percepiamo.
Hai qualche progetto in futuro? Una mostra in programma? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho due progetti aperti per ora, uno è una serie di ritratti, un’altro è la mia necessità di allontanarmi dall’estetica standard. Purtroppo la difficoltà, quasi solo per il secondo progetto, di trovar ragazze che vogliano mettersi in gioco, e che siano disposte al nudo, mi sta facendo protrarre per tempi abbastanza lunghi i miei progetti.
L’idea di riuscire a metter su una mostra che sia diversa dalla sola esposizione di fotografie, ma riuscire a far qualcosa di più per l’esperienza del fruitore è una delle mie fisse più o meno inconfessate. Trovare gli spazi ed i fondi per questo tipo di cose però in Sardegna, ed in Italia è abbastanza difficile…ma non dispero di riuscire!!
Alessia Mocci
Giovedì 15 settembre 2011 – Fonte: OublietteMagazine
Articolo interessante, ma l’unica (bellissima) foto messa e’ un po’ poco per farsi un’idea dell’arte di Alessandro, per chi non ha potuto partecipare al festival. Qualche cosa da vedere online?
A fondo pagina c’è il link della rivista da cui è tratto l’articolo. In quella rivista ci sono vari link che rimandano al sito del fotografo.