Venerdì 30 e sabato 31 si conclude la seconda sessione della manifestazione dal titolo ”Architettura come segno e memoria collettiva” promossa dall’Università della Terza Età di Villacidro (U.T.E.V.) con l’obiettivo di far emergere, partendo dall’abbinamento architettura e arte, la coscienza collettiva del ruolo dell’arte nella nostra comunità, attraverso la lettura storica degli interventi sul territorio in tutta la sua estensione città-campagna.
I centri storici sono spesso capolavori d’arte territoriale (Land Art) in assoluto più significativi e socialmente partecipati. Nella prima sessione di novembre si son letti criticamente i percorsi dei giovani architetti che si affacciano nel panorama sardo grazie alla nuova presenza delle facoltà di architettura in Sardegna, finalmente svincolata da culture tecniche prive di qualità.
La seconda sessione prevede:
Venerdì 30 alle ore 18,00 nell’Auditorium S. Barbara l’Arch. Gianmarco Chiri, aggiudicatario di un concorso internazionale in Cina per le trasformazioni urbane di Zhaoqing, puntualizzerà i percorsi di sviluppo antropico nel rispetto del corretto equilibrio ambientale. L’architettura e l’urbanistica, troppo spesso, invadono il territorio creando spropositati impatti invece di ritagliarsi lo spazio vitale nel rispetto della natura che l’avvolge.
Sabato 31 alle 10,30 in Via Sassari angolo Via Alghero, con le scuole elementari e alle 15,30 con chiunque ne abbia interesse, il Maestro Pinuccio Scola presenterà i suoi “semi della pace” che da Assisi atterrano a Villacidro nell’intento di far riemergere l’arte dal ghetto linguistico elitario e fargli riassumere il ruolo culturale proprio e diretto nel contesto fisico e sociale attraverso il coinvolgimento popolare. Un evento (happening) che si svolgerà su un’area urbana residuale da “qualificare”. L’arte irrompe nella quotidianità per dare l’identità a un sito dove la comunità, un vicinato, possa riconoscersi ed eleggerlo a luogo di aggregazione e a tal fine promuovendo la realizzazione delle opere necessarie a renderlo tale.
Architettura e arte si sposano, dunque, attraverso l’intreccio virtuoso di “democrazia urbana per la qualità della vita” per ricucire gli spazi cooperando con la bellezza del luogo.
La bellezza salverà il mondo? Non lo sappiamo. Ma con la bellezza di questo mondo dobbiamo cooperare. “L’arte, soprattutto in tempi di crisi, è un bene primario per disegnare il futuro”, per questo occorre riavvicinare arte e vita svincolando il pubblico da fruitore passivo per farlo partecipare alla realizzazione delle trasformazioni nel territorio che in divenire possono concretizzarsi in un’opera d’arte che si dilungherà nel tempo. Al contrario ci si potrebbe trovare di fronte ad opere prive di qualità e quindi da rimuovere, con tutti i suoi costi ambientali ed economici.
In particolare oggi occorre avvicinare i giovani alle problematiche di devastazione dall’occupazione dell’ambiente da parte dell’uomo per dare una svolta ai processi di antropizzazione in contrapposizione alla natura.
Villacidro.info – 30 marzo 2012
Nella riquadro da sinistra: Luca Lixi, Gian Franco Garofano, Simone Montixi.
Finalmente potrò conoscere lo scultore Sciola e i suoi semi della pace.
Chissà se ci porterà anche le sue pietre che suonano.
……e poi anche il fatto che questa manifestazione si tenga in periferia (finalmente) non mi dispiace.
Bravi vecchietti!!!!!
SAn Francesco parlava con gli uccelli e i lupi, ora non ce ne sono più…..
Meno male che Sciola ci sta insegnando a parlare con le pietre, altrimenti che desolazione in questa terra….
SAn Francesco parlava con gli uccelli e i lupi, ora non ce ne sono più…..
Meno male che Sciola ci sta insegnando a parlare con le pietre, altrimenti che desolazione in questa terra….
I Semi della pace di Pinuccio Sciola, ospitati solo per un giorno nello slargo di via Sassari, hanno dimostrato come uno spazio trascurato della perifeia urbana possa essere recuperato a luogo di cultura, socializzazione, prezioso arredo artistico propedeutico alla crescita della coscienza civica. Un plauso meritato all’università della terza età.
Valorizzare piccoli spazi urbanicon sculture, fioriere, aiuole, immagini, vuol dire recuperare grandi spazi culturali dimenticati…
Valorizzare piccoli spazi urbani con sculture, fioriere, aiuole, immagini, vuol dire recuperare grandi spazi culturali dimenticati…
Chissà se quelle pietre saranno ascoltate dagli abitanti di quel rione o se rischiano di rimanere voce urlante nel deserto.
E non mi si dica che sono mute. Non si può pretendere certo di gareggiare con le urla dei media, ovvero radio-tv.