Si è tenuta lunedì 21 maggio, nella sala convegni del ristorante Cuevador a Villacidro, una pubblica assemblea sul tema di cui al titolo che, pur non essendo stata molto partecipata dal punto di vista delle presenze (ci saranno state al massimo una sessantina di persone), pure è risultata estremamente interessante e ricca di stimoli propositivi per il futuro. Certo non molti pensavano che il giovane Federico Pizzarotti avrebbe sconfitto nella civilissima Parma il primo candidato a sindaco del triumvirato al potere.
A Genova Doria rappresenta il nuovo della sinistra che non ama il PD e a Palermo Orlando Cascio è la nuova carta che i Palermitani hanno voluto giocare . Nella maggior parte delle località della Sardegna ove erano indetti i 10 quesiti del referendum, l’affluenza alle urne è stata oltremodo positiva procurando molti mal di pancia a tanti politicanti saldamente abbarbicati alle loro poltrone . Anche nel Medio Campidano e specialmente a Villacidro, da 60 anni sotto l’imbarazzante regime pansiro, gli elettori hanno voluto manifestare il distacco da una politica ormai superata dall’incalzare della domanda di onestà, trasparenza, non spreco del pubblico denaro e dire basta agli investimenti fumosi fatti di sprechi. L’esempio più eclatante è l’ippodromo.
I partiti tradizionali adesso devono fare i conti con la reazione di rigetto che un intero popolo sta avendo contro di loro. Il popolo si sta svegliando, si sta riappropriando la politica, sta riscoprendo la voglia di partecipare, di contare, di dire basta al malaffare e agli sprechi. Basta con melone, all’asciutto, allevamenti di ghiri, di cani da tartufo, basta con la costruzione di ippodromi fantasmi e altre fumose aziende spreca-soldi pubblici. Oggi non avere ricoperto posti di responsabilità è un elemento distintivo positivo. Abbiamo di fronte inedite prospettive di futuro. Tutte le combinazioni sono esaurite. A questa classe dirigente , gli elettori hanno risposto che vogliono un cambiamento e un ritorno all’etica nella politica. Dovremo riconquistare, se necessario con la forza, i territori della Repubblica in mano alla malavita, cacciare i falsi servitori della Stato, incarcerare i profittatori del regime fino a che non restituiscano il maltolto, riformare l’ intero sistema educativo, ricostruire il genio civile e l’ANAS. Vogliamo una Repubblica più ordinata, più giusta, più pulita, più onesta. Su questi temi hanno ragionato Dimitri Pibiri (Federazione Campidano Villacidro), Efisio Arbau (Presidente Movimento Regionale La Base), Marco Leo (Comitato referendario Villacidro). Diversi interventi, molto articolati e puntuali hanno evidenziato lo stato oltremodo deteriorato cui è giunta la politica e l’urgenza di recuperare una dimensione più pulita e disinteressata della medesima.
Gian Paolo Marcialis
Villacidro.info – 22 maggio 2012
Ma per favore …
La il Base può essere il punto di riferimento per quanti sono delusi dalla aprtitocrazia, per coloro che hanno peferito disertare le urne, per gli elettori che hanno votato SI ai 10 referendum regionali, per il semplice fatto che è costituita da un gruppo di giovani competenti, onesti politicamente e intellettualmente e propositori di una progettualità funzionale allo sviluppo ecocompatibile. A differenza del movimento Cinque stelle, La Base ha un’idea di società sarda basata sulle potenzialità economiche, ambientali e culturali e storiche dell’isola.
mi sa tanto che qualche faccia é stranota non riesco a vedere la novità anzi mi sa che sono tanto i soliti trombati che cercano di ritagliarsi un nuovo spazio magari con l’aiuto di qualche “anziano” manovratore…sarà così?
tante belle parole!!!! sono troppo vecchio per certi propositi, se si facesse un quarto di quanto detto si potrebbe gridare al miracolo, poi mi sapete spiegare perchè tali riunioni si fanno presso un locale privato??? a villacidro non esiste una sala pubblica???
No, a Villacidro non esiste una sala pubblica idonea per queste manifestazioni. Giace in comune un progetto costato 60.000.000 di lire relativo ad un auditorium comunale che doveva sorgere dove oggi ha sede l’Iper Pan… E indovina un po chi è complice di questo ennesimo spreco?
6 Milioni di euro spesi soldi dei sardi per anticipare di 5 mesi la chiusura delle province, proprio un bell’affare… ed inoltre non riescono neanche a chiuderle perché ci sono i temi burocratici, quindi, alla fine si chiuderanno ma nello stesso periodo che dovevano chiudere quindi Soldi Buttati. Intanto non abbiamo neanche più quei pochi e scarsi servizi che comunque la provincia dava. Intanto i grossi centri come Cagliari loro la provincia l’hanno ancora. Ripeto 6 Milioni di euro spesi soldi dei sardi per un Referendum inutile. Riformatori spero che ci sia per voi almeno una giustizia divina, visto che quella umana non può punirvi.
Non hai proprio capito il senso del referendum, e non conosci le norme della quali parli. Conosci o no la “riforma Monti” sulla riorganizzazione degli enti locali? Poi ricorda che non si è votato solo per l’abolizione delle province, sei in tutto e per tutto in linea con il tuo sindaco eh!!! A quanto pare neanche lei è andata a votare…
Pocos….locos…..mi chiedo se fosse necessario, in una situazione di quattro gatti, come è normale che sia agli inizi di una aggregazione, che ciascuno dei quattro gatti esprimesse una appartenenza ad una sigla, una targa, un brand, una etichetta, ovviamente disforme dal movimento che in questo momento rappresenta il dissenso in campo nazionale.
Perciò domani avremo non più il movimento cinque stelle con diversi rappresentanti pensanti, ma cinque o sei movimenti che “momentaneamente” si uniscono in una opposizione condizionata al numero delle poltrone a cui si dà la scalata.
E’ ovvio che così facendo si mantiene il potere in mano alle “parrocchie” che contano più “adepti”, più persone non pensanti che ovviamente purtroppo, rappresentano ancora la maggioranza bovina dei nostri concittadini.
Ripeto, pocos…y malunidos…..
Bigfood rispondo in un unico post a tutti quelli che mi hai Lasciato
Ps Ti sei dimenticato di contestare anche la mia opinione sul Ubrico butta fuori di casa ecc ecc”.Allora caro bigfood non è che io sono fuori dalla politica villacidrese e delle norme di legge sui referendum ti dico Non le conosco e Non voglio neanche conoscerle, perchè prima il quorum era 50%+1 un anno dopo è il 33,3% insomma credo che le leggi ci siano sicuramente per tutelarci ma qui le tirano fuori quando fanno comodo… Perchè del 33,3% non l’hanno tirato fuori per il nucleare, so che è una legge degli anni 50 quindi qui giuristi non ne trovi.Per Teresa Pani ripeto è una brava persona e spesso i peggiori politici sono le brave persone… è una mia opinione punto quindi non rompere a riguardo. Ti do un consiglio bigfood da quello che scrivi senza mai rispettare nessuno mi fa capire che tu vedi il mondo o bianco o (più spesso) Nero, se hai avuto dei traumi da piccolino dovresti superarli perchè il mondo è bello bigfood cerca di vivere la vita con serenità cercando di dare anche credito alle persone, fidati del prossimo non chiuderti, lascia perdere la riforma di rigorMontiS non è li che troverai le risposti… dai bigfood faccio il tifo per te esci dal tunnel, vivi! rinasci! Il mondo è bello guarda a smesso anche di piovere!
Caro Giampaolo Marcialis, più che autore dell’articolo sembri anche tu un promotore dell’iniziativa. Cosa dire delle persone che si vedono nella foto o che comunque hai indicato? Non mi sembrano proprio il nuovo che avanza, non hanno proprio nulla a che vedere con i grillini e non hanno proprio nulla di propositivo. Dimitri Pibiri è in politica da una vita, una volta a sinistra ed una volta a destra a fasi alterne a seconda di quello che gli conviene di più, Marco Leo e Piras sono stati due assessori di una amministrazione comunale a dir poco fallimentare. Su ARBAU non mi pronuncio perchè non lo conosco.
Un saluto.
Sa sapesse in che condizioni ha operato l’amministrazione Fanni prima si leverebbe il capello ringraziando e poi chiederebbe scusa per la sua assurda affermazione.
Signor Aresti, oltre che non conoscere Arbau, mi pare conosca poco anche me (io non la conosco o non credo di conoscerla), ma sappia che ho sempre valutato in politica le idee, fossero esse di sinistra o di destra, così come giudico il comportamento delle persone di qualsiasi parte politica siano senza pregiudizio. Secondo lei sono in politica “da una vita”. Oggi ho quarantanni, ho iniziato giovane ad occuparmi di politica, come mi auguro facciano molti ragazzi. Dopo aver dedicato del tempo ad occuparmi del nostro comune, dal 2008 non rivesto più alcuna carica pubblica e sono tornato al mio lavoro dal quale ho sempre campato, seppure continuando ad occuparmi dei problemi della società nelle sedi dove ho l’occasione di potermi confrontare liberamente con altri cittadini. La saluto è la invito, oltre che a giudicare le persone per le loro legittime scelte, ad esprimere il suo pensiero e le sue posizioni sui problemi concreti sui quali è opportuno confrontarsi. Il suo contributo sarebbe sicuramente più utile a tutti.
Dimitri Pibiri sarebbe un voltagabbana? Sig. Aresti……ma mi faccia il piacere…..ahahahahahahah
GIUSEPPE. prova ha dare una definizione tu a personaggi che son stati a SINISTRA , poi alleati a destra e candidati alle provinciali addiritura fotografato davanti al tribunale di CAGLIARI con il candidato presidente alle provinciali di 2 anni fà per la consegna della lista dei candidati, è oggi clamorosamente contrario alle province. anche in politica un pò di dignità no guasterebbe. e poi non lamentiamoci se va per la maggiore il partito dell’astenzionismo e dell’antipolitica, per tutto ciò dobbiamo ringraziare alla coerenza di ceri politicanti. saluti MARCELLO
Allearsi con qualcuno di “destra” non vuol dire essere di destra…
Signor Dimitri, scusi il ritardo. Solo per dirle che il mio era unicamente un giudizio politico e quando ho parlato di convenienza, la intendevo appunto dal punto di vista politico e non per tornaconto personale. Io la conosco unicamente per la sua attività politica (in alcune occasioni ho assistito a riunioni politiche in cui lei ha preso la parola e quindi ho avuto modo di sentirla sui vari argomenti che in tali circostanze sono stati affrontati) e non per la sua attività privata, per cui me ne guardo bene dal’ esprimere opinioni su cose che non so. Per rispondere anche al sig. Giuseppe Sedda, io non ho dato del voltagabbana al sig. Dimitri, anche perchè ritengo che uno ha ogni diritto di pensarla come vuole ed anche di cambiare la propria idea ed agire di conseguenza.Al di là del pensiero politico, che può anche divergere, io ho stima di voi, per l’impegno che mettete al servizio della comunità, sia che siate in
maggioranza oppure all’opposizione, ricevendo molto spesso solo lamentele o anche peggio.
Un saluto.
Rispondo a Franco Aresti: il mio intervento verteva più sul cambiamento che si sta manifestando un po’ in tutta Italia che sulle persone che si ripropongono a Villacidro (per esempio quelli che tu citi. Quindi posso anhe essere d’accordo su certe cose che affermi ma non dovresti avere questa visone riduttiva…
Copia incolla, dal Tentino apprezzamenti per la scelta dei Sardi.
“Sardegna, referendum e lezione di autonomia”
C aro direttore, leggo che il 97% dei Sardi ha votato favorevolmente alla abolizione delle quattro nuove provincie istituite nell’autunno del 2009. Ma non solo: il 67% è d’accordo pure per la eliminazione delle quattro province storiche, quindi nessuna provincia ma unica istituzione la Regione Sardegna, oltre ovviamente ai Comuni. E il 94% si è espresso a favore della riforma dello statuto di autonomia mediante una Assemblea Costituente. Della serie: democrazia praticata, appello della politica ai consigli della gente, che apprezza molto e da indicazioni precise.
Da noi invece il referendum è stato definito una inutile spesa, una votazione demagogica. E della riscrittura del fantomatico «terzo statuto di autonomia» se ne parla molto da anni nei salotti dedicati ma senza nessun passo concreto.
Men che meno si prospetta una assemblea di eletti dal popolo investita della missione di riscriverlo, in alternativa, rifondarlo in forma di una Euregio di diritto europeo in luogo di una agonizzate regione di foggia giuridica italiana. Della serie: il Trentino sarà stato un tempo il migliore, ma non certo ora.
Luigi Roccabruna – Roncegno
G entile direttore, alla luce del recente fallimento del referendum sulle Comunità di Valle, mi piacerebbe proporre una riflessione su quello che accade in un’altra importantissima realtà autonomistica italiana: la Sardegna.
Ultimamente la Sardegna si dimostra un’avanguardia per tutto il Paese. Una terra d’esempio per tutti, noi per primi (che spesso ci riteniamo i primi della classe in tutto): ha bocciato il nucleare prima del resto della Penisola e, oggi, ha bocciato gli sprechi della politica nel silenzio e nel boicottaggio generale… soprattutto senza usare strumentalmente e maldestramente l’argomento Autonomia (come invece è stato fatto per le Comunità) per difendere intollerabili e vergognose situazioni di spreco di denaro.
La Sardegna ha bocciato quattro nuove province inutili e molto piccole create dal nulla nel 2004 e, tra le altre cose, si è pronunciata pure sul numero troppo elevato di consiglieri. Misure di buon senso, ragionevolezza e non appartenenti a questo o quel partito politico.
La Regione Autonoma della Sardegna ha capito che, in una società dove l’affluenza massima alle urne oscilla tra il 70 e il 75%, un vero quorum rispondente alla realtà non può essere che quello del 33%. Il 50% è una presa in giro per tutti. E, infatti, con un quorum del 33% i Referendum hanno funzionato e hanno spazzato via giochi di poltrone e poteri. Riusciremo in Trentino ad aprirci e imparare dagli amici sardi? A toglierci di dosso gli sprechi? O richiamiamo la Sardegna solo in vista di «progetti federalisti» o strampalate «alleanze autonomistiche» non meglio definite?
Quale politico, quale partito, si impegnerà in Consiglio per portare il quorum alla soglia ragionevole del 33% per i futuri referendum provinciali?
Un abbraccio agli amici sardi e alla Sardegna autonoma! Dobbiamo imparare molto da voi!
Stefano Barzaghi
– Copia incolla – La risposta del Direttore
Nei referendum l’istituto del quorum per essere validi nasce dall’esigenza di tutelare le maggioranze da minoranze agguerrite che, in assenza di sufficiente informazione pubblica, avrebbero potuto abrogare leggi anche con una partecipazione referendaria risibile. La fissazione della soglia al 50% più uno dei votanti risale ad epoche in cui a votare si recava la quasi totalità degli elettori, con punte del 96-97%.
Oggi che persino alle elezioni amministrative (cioè per eleggere il proprio sindaco e il proprio consiglio comunale) si reca alle urne il 66,8% degli aventi diritti, il mantenimento del quorum al 50% costituisce una violazione patente della democrazia e del voto popolare. Infatti, oggi, chi pensa di perdere un referendum (o di rischiare di risultare minoranza), ha tutto l’interesse a far saltare il tavolo e a non recarsi al voto, invece di misurarsi lealmente con i sostenitori della tesi opposta. Di qui, la politica dell’«astensionismo» solitamente portata avanti dalla minoranza che pensa di perdere il referendum.
In Sardegna domenica si è votato per una questione importante: abolire o meno inutili province inventate a tavolino in anni di vacche grassi di bilanci (la provincia dell’Ogliastra conta solo 70.000 abitanti). I referendum sono risultati validi e l’abolizione di quattro province è passata, perché il quorum lì è fissato al 33,3% (che è poi la metà della media dei votanti che si è registrata nel resto d’Italia).
Se quindici giorni fa avessimo avuto anche in Trentino il quorum al 33,3% come in Sardegna, il referendum sulle Comunità di Valle con tutta probabilità sarebbe risultato valido (anche se indetto nel ponte del 1° maggio), perché una buona fetta degli «astensionisti di comodo» temendo il raggiungimento di un quorum abbassato, si sarebbe recata alle urne, come in democrazia peraltro si dovrebbe fare.
Purtroppo in Trentino la democrazia sostanziale nei referendum non è garantita, e il quorum troppo alto premierà anche in futuro le minoranze che temono il pronunciamento popolare e preferiscono invocare l’astensione.
Dalla Sardegna è giunta ieri una bellissima lezione per i trentini, non solo di democrazia, ma anche di capacità di autogovernarsi nel taglio alle spese inutili, senza il bisogno di interventi esterni per l’abolizione degli enti inutili. L’Autonomia della Sardegna si è ieri rafforzata e l’immagine che l’isola ha trasmesso al resto d’Italia è di una terra autonoma che sa porre uno stop agli sprechi. Nessuno spot o propaganza di slogan avrebbe potuto fare meglio.
p.giovanetti@ladige.it
Copia incolla -Condivido – Caro direttore concordo con lei che la Sardegna ha dato a tutti una GRAN LEZIONE DI DEMOCRAZIA.
Comunque abolirei ogni quorum per i referendum ma innalzerei il numero delle firme, proprio per contrastare le “minoranze agguerrite”.
Chi NON VA A VOTARE non ha diritto ad essere considerato un partito con una opinione. Chi non vota, non partecipa quindi deve accettare qualsiasi responso diano le urne in silenzio come è SILENZIO il non vorto.
Copia incolla e condivido -Cari Sardi grazie, ci avete dato una bella lezione di democrazia, di cosa significhi partecipare senza temere il confronto e senza ascoltare chi invita all’astensionismo. E’ora di abbassare il quorum del referendum, perchè gli elettori tornino alle urne ed il risultato sia veramente espressione della volontà di un popopolo che partecipa attivamente e non frutto di calcolati meccanismi “matematici” che di democratico hanno ben poco.