Un’ex commerciante fa causa per l’importo triplicato del prestito

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Il Tribunale: la finanziaria non incasserà i soldi. «Quei tassi sono da usura». La vicenda è iniziata nel 1985 con un prestito del Cis di 80 milioni di lire. Il credito è stato ceduto alla finanziaria Italfondiario. Che ora ha perso la causa in Tribunale.

Fa causa alla finanziaria per aver adottato tassi da usura. E il Tribunale di Cagliari le dà ragione. Anna Maria Manca, ex commerciante di Villacidro, dovrà pagare 27.552,02 euro e non 71.167,99 come chiesto dalla Italfondiario. E ora chiederà il risarcimento dei danni patiti.

LA STORIA Iniziata nel lontano 18 maggio 1995, quando l’ex commerciante aveva chiesto al Credito Industriale Sardo un prestito di 80 milioni di vecchie lire. La donna aveva pagato regolarmente il suo debito per oltre un anno. Poi ha incontrato qualche difficoltà finanziaria, ma ha cercato di trovare un accordo con la banca per poter continuare a versare quanto dovuto con rate di importo minore. Nel mentre il Credito Industriale Sardo cede il suo credito alla Italfondiario, che presenta un nuovo conto a Anna Maria Manca di ben 48.959 euro. La donna si oppone, per tutta risposta la finanziaria nel maggio del 2009 fa notificare a Anna Maria Manca il pignoramento della sua casa. Lei è grintosa, pronta a dare battaglia. Non si vuole arrendere. È più che convinta che quell’importo sia da tassi usurari. Tramite lo studio legale di Maurizio e Carlo Deplano, l’ex commerciante fa nuovamente opposizione, «ribadendo il carattere usurario del tasso moratorio richiesto». E contesta l’importo con una relazione del revisore contabile e commercialista Marco Selis. Nonostante le affermazioni del revisore contabile, l’Italfondiario va avanti nella procedura esecutiva immobiliare.

IL TRIBUNALE Intanto il giudice unico Stefano Greco del Tribunale di Cagliari nomina un consulente tecnico d’ufficio, Agnese Cau, al fine di accertare «l’esatto ammontare del debito alla data del precetto e alla data della relazione partendo dal decreto ingiuntivo e calcolando gli interessi nel limite del tasso soglia e solo sull’importo capitale». Anche la relazione del consulente tecnico d’ufficio non lascia più dubbi. A fronte della somma di 71.167,99 euro richiesta dalla finanziaria, Agnese Cau mette in evidenza che l’Italfondario aveva «costantemente superato il tasso convenzionalmente pattuito (tasso ufficiale di riferimento maggiorato di otto punti)». E che «la somma dovuta alla data di notificazione dell’atto di precetto era pari a 22.208,99 euro, con la conseguenza che l’Itafondiario ha proceduto esecutivamente e ha curato gli ulteriori atti della procedura per un importo esorbitante di ben euro 48.959 dalla somma effettivamente». Ora la decisione del Tribunale le ha reso giustizia, ma fino a pochi mesi fa per Anna Maria Manca le cose erano drammaticamente diverse e solo la sua caparbietà le ha permesso di far valere i suoi diritti.

Gian Paolo Pusceddu – Tratto da: www.unionesarda.it

4 COMMENTI

  1. Salve di sentenze come questa ce ne sono migliaia, ci vuole solo il coraggio di opporsi allo strapotere delle banche.Ci sono delle associazioni di consumatori come la nostra che in presenza di una completa documentazione bancaria ( estratti conto )e in certi casi..anche non completa, effettua proiezioni sul maltolto degli istituti di credito.
    Avv.Giuseppe BALDASSARRE
    FEDERCONTRIBUENTI BARI.

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