Un progetto del comune punta alla realizzazione di percorsi di osservazione naturalistico ambientale e paesaggistico storico-culturale nei territori comunali di Villacidro e Gonnosfanadiga.
Il progetto definitivo consiste nella realizzazione di percorsi che collegano i principali luoghi di interesse naturalistico sui territori dei Comuni di Gonnosfanadiga e Villacidro attraverso la risistemazione degli antichi percorsi utilizzati in passato per spostarsi tra i due centri.
La finalità di questo progetto è quella di promuovere il turismo, inerente l’escursionismo, attraverso la promozione di aree di pregio naturalistico del Linas, creando una rete escursionistica per la mobilità dolce.
I lavori, che riguarderanno le zone da Zairi a Genn’e Impì, dai caseggiati di Perd’e Pibara a Genna Forraceus nel Comune di Gonnosfanadiga e da Genna Forraceus ai caseggiati della Vecchia Dispensa nel Comune di Villacidro, consisteranno nella sistemazione dei percorsi per una fruibilità a piedi, in bici o a cavallo, la sistemazione della segnaletica, la creazione di aree sosta e punti di orientamento, la georeferenziazione dei percorsi sulle mappe e infine l’installazione di totem informativi nei luoghi strategici per l’accoglienza al turista.
Il progetto è stato finanziato con fondi del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 e in particolare il Comune di Villacidro ha partecipato alla Misura 313, Azione 1, del Bando GAL Linas Campidano relativa all’incentivazione di attività turistiche. (A. S.)
Villacidro.info – 17 ottobre 2012
Ne siamo grati, ma anche un pensierino per ripristinare le strade e il traffico nel centro urbano no? Questa amministrazione si è insediata da quasi 18 mesi, in campagna elettorale affermò di voler rivedere tutta la viabilità con un’attenzione particolare ai pedoni e ai disabili già fortemente penalizzati da scelte scellerate e incivili, come quelle dei parcheggi in via Roma, in via Parrocchia e in tante altre strade, a oggi l’unica cosa che si è vista è stata una recente riverniciata alla segnaletica orizzontale.
“Il progetto definitivo consiste nella realizzazione di percorsi che collegano i principali luoghi di interesse naturalistico sui territori dei Comuni di Gonnosfanadiga e Villacidro attraverso la risistemazione degli antichi percorsi utilizzati in passato per spostarsi tra i due centri.”
Spostarsi per fare cosa? Non certo per passeggiare ma per lavorare: si parla di osservazione naturalistico ambientale e paesaggistico storico-culturale; l’osservazione naturalistica ambientale ci può anche stare, ma quella paesaggistico storico-culturale mi suona come una frase fatta di cui non si sono ancora comprese le implicazioni, e sopratutto il fatto che, il paesaggio storico-culturale, non si mantiene facendo sentieri e stando ad osservare durante le gite domenicali. La natura è viva, non è come un quadro di un museo, che pur necessita di interventi di conservazione, e quindi senza l’attuazione di una concreta azione mirata al suo mantenimento, tutto si evolve in modo poco prevedibile verso qualcosa che conserverà ben poco del paesaggio storico-culturale plasmato dal duro lavoro e non dall’intensa osservazione fatta dai nostri avi (non metto in dubbio che pure loro osservavano, ma lo facevano principalmente per comprendere quali erano i migliori pascoli, i boschi per fare legna, ecc e più limitatamente per diletto). Esperienze di ripristino di sentieri, cartellonistica e altro ne abbiamo avute a profusione, ma è come continuare ad acquistare gli optional per una macchina senza motore: il motore produce lavoro, in questo caso serve il lavoro per mantenere la caratteristiche paesaggistiche e storico-culturali (ed anche una parte delle caratteristiche “naturalistiche) e fino a quando non si affronterà il problema con competenza sarebbe ideologicamente più onesto non richiamare gli aspetti storico-culturali. Al massimo si potrà dire qui c’era una volta……… Mi auguro quindi, che dopo avere “acquistato gli optional” ( perfino il navigatore), si pensi anche a sistemare il motore che tiene in vita le peculiarità paesaggistiche e storico-culturali.
Percorro da più di trent’anni i sentieri e le montagne di Gonnosfanadiga e Villacidro, non sono residente in nessuno dei due comuni, perciò non coltivo che l’interesse per la montagna.Nel leggere i vari commenti ho ritrovato, purtroppo l’antico vizio italiano, che più o meno recita così: ” Bella questa cosa, ma perchè farla se si puo fare molto meglio? “. Mi amareggia molto riscontrare la voglia di non accettare , le piccole cose , che possono essere in parte sbagliate ( ripristinare un sentiero ??? )ma che sono comunque utili, perchè possono rappresentare un segno: la Montagna non si abbandona, quando si inizia una piccola cosa, la si può solo continuare e farla crescere. E per favore, niente disquisizioni sui massimi sistemi, sui localismi, sulle primogeniture, hanno francamente stancato. Il lavoro poi lasciamolo stare, fatevi la domanda su quanto costa portare e mantenere un posto di lavoro sul Linas?? Molto, moltissimo, perciò per ora voliamo bassi e portiamo a casa qualcosa di concreto.
E’ anni che voliamo bassi, direi sottoterra: evidentemente non ti sei reso conto di quanti soldi sono stati già spesi inutilmente per la valorizzazione della montagna, per cartelloni, strutture ecc, mai diventate funzionali ed obsolete prima del nascere. In montagna ho camminato benissimo per anni in lungo e in largo ( e godendomela senza i visitatori della domenica)senza sentieri segnalati e ripuliti. E’ evidente che questi debbano servire per i “turisti”, che dovrebbero contribuire a risollevare l’economia del territorio, quindi o si cerca di volare alto, per riuscire, nei fatti, a volare almeno qualche palmo sopra la terra, o si smette di buttare soldi al vento per incapacità di programmare. Il dilettantismo nella pianificazione territoriale è come quando hai un hobby: puoi permettertelo quando hai entrate sicure provenienti da un lavoro, e noi siamo al punto che non possiamo permetterci hobby ma dobbiamo lavorare seriamente.
Si faccia la domanda: quanto costa un posto di lavoro nell’industria?
speriamo ne vada a vantaggio dei cittadini e che non sia un progetto di quelli che verranno iniziati ma poi non saranno finiti speriamo bene
SE osserviamo i percorsi ci rendiamo conto che in realtà i sentieri si svolgono per la maggior parte nei territori di Gonnos, per raggiungere località di Gonnos ; probabilmente il nostro comune si è semplicemente accodato per poter dire la sua.. ma non credo sia molto importante da un punto di vista escursionistico.
In soldoni, i sentieri presentati partono da Perdaépibera e sono per la maggior parte in territorio di Gonnos.Non voglio fare campanilismi, ma probabilmente per i nostri vicini i percorsi fanno parte di un programma più ampio ed articolato, anche perchè partono dall’abitato, mentre per Villacidro si limitano a giungere alla dispensa di Villascema, ben lontana dal centro abitato.
Non capisco piuttosto, o non vorrei capire, perchè si sia voluto ignorare il sentiero che da Genna Farraceus ,passando sotto Santu Miali e toccando la sorgente de Sa Mundadura giunge a Sa Cantina di Coxinas, con un percorso ben più interessante, che renderebbe velocemente raggiungibile anche da un buon punto di Villacidro, partendo dal centro dell’abitato, le cime del Linas, prima fra tutte Punta Camedda. oppure, attraverso Santu miali e Tuvaruttas, tornare a Narti e, velocemente, a casa.
Non vorrei che questo disinteresse significasse la volontà di tenere lontana la attenzione da quel territorio così ben occupato dagli allevatori di suini che oltretutto hanno trovato alloggio nel fabbricato edificato dal Comune come rifugio per escursionisti.
Già, purtroppo con i nostri amministratori, “ a pensar male si fa peccato…….” con tutto quel che segue, e nella migliore delle ipotesi si può dire che conoscano le nostre montagne solo in base ai porchetti che sono andati a picchettare, e dove….
In fatto di sentieri escursionistici penso si debba prendere lezione dai nostri vicini Corsi, che lungo il famoso GR20 e le sue diramazioni, mettono a disposizione dei rifuggi (a pagamento): se non “si pensa male” come tu dici, viene da pensare che il progettista o i committenti non conoscono la montagna di Villacidro: quando avevo una ventina di anni in meno, con zaino in spalle e tenda a seguito, sono partito da Giarranas (fin li mi accompagno un amico, che al corrente del mio piano ripeteva continuamente “ma sesi maccu”), ho raggiunto le Punte di Santu Miali , ho pernottato nei pressi della sorgente Sa Mundadura e da li, puntando verso Sud-Ovest e passando per Genna Farraceus, sono arrivato fino alle punte del Linas; sono stati quattro bellissimi giorni di escursione in solitario. Il fatto che, come punto di eccellenza naturalistico, non siano state sfiorate le punte di Santu Miali (1062 m.s.l.m) mi pare, quantomeno, una grossa negligenza “tecnica” , perché è una delle zone più suggestive ed interessanti da un punto di vista panoramico e soprattutto naturalistico, per la ricchezza di endemismi e l’estensione delle formazioni di timo ( purtroppo, già allora, pesantemente interessate da estesi scavi da suini) che non trova eguale in tutto il massiccio del Linas. Il luogo è altresì un’importante meta storica, in quanto si dice che in passato era abitato da una comunità di monaci di rito Bizantino. In quel periodo mi ricordo che , trattandosi di un vasto altipiano, si praticava ancora, da tempi immemorabili, il pascolo stagionale delle pecore, che, ha mio parere, hanno svolto nei secoli di utilizzo un’importante selezione nei confronti della flora, favorendo la propagazione delle specie aromatiche poco appetibili e degli endemismi: come evolverà ora la vegetazione senza questo uso che si era consolidato nei secoli? Sull’arco alpino si sta incoraggiando il ritorno del pascolo sulle malghe per il mantenimento del paesaggio storico-culturale e colturale e delle caratteristiche ambientali, oltre che per problemi di stabilità, che ora sarebbero troppo lunghi da spiegare.
La Regione mette al bando dei finanziamenti dove troppo spesso la parola turismo la fa da padrona, senza che questa abbia un filo conduttore con l’esigenza di una capillare struttura ricettiva che il nostro territorio non ha. Costruire dei sentieri fine a se stessi non porta beneficio a nessuno, come è stato detto nei commenti precedenti, c’è la necessità improrogabile che l’ambiente ridiventi fonte di reddito ma sopratutto si rimetta mano alla salvaguardia del nostro patrimonio boschivo ormai agonizzante. In questa occasione specifica, la prerogativa alla concessione del finanziamento non dipendeva solo dalla qualità del progetto ma era indispensabile l’unione di più comuni, in questo caso il comune capofila è Gonnosfanadiga, che avrà un maggiore finanziamento ma anche una maggiore quota di cofinanziamento. Come più volte abbiamo sentito dire, la capacità di un’amministrazione la si misura nella capacità di reperire finanziamenti, dimenticando di parlare della qualità dei progetti finanziati e dei risultati finali che hanno prodotto, un fatto grave che troppo spesso passa inosservato. Altro aspetto da non trascurare è la situazione che le amministrazioni si trovano sempre ad affrontare, risolvere le emergenze di “ieri e di oggi” e non trovano mai tempo per programmare il “domani”, idem per Regione. Ecco perchè ritengo non sia più il tempo dei litigi ideologici, ma sia il tempo del dialogo e della condivisione di obbiettivi, solo così possiamo contribuire a migliorare la situazione. Marco Leo
Mi viene in mente una battuta che non mi trattengo dal fare: siamo troppo avanti nello stare indietro: noi cittadini di un paese di montagna ci siamo così “modernizzati male” da essere diventati incivili (basta vedere le strade di campagna piene di spazzatura) e sempre più ignoranti riguardo le conoscenze e le vicende del territorio, magari preoccupati ed oltremodo scandalizzati per qualche misero furto di legname e qualche bracconiere che si aggira nelle montagne che, insieme agli incendi, divengono i capi espiatori principali della mancanza di una pianificazione concreta, ma siamo completamente inconsapevoli dei rischi, ben più gravi, che comporta la perdita identitaria.
Mi è stato insegnato che per una corretta gestione forestale (e quindi ambientale) sono sempre valide le tre famose domande di Leinbundgut: Chi sei ? Da dove vieni ? Dove vai ? A cui, di recente, si è aggiunta la domanda, Posso accompagnarti ?
Ovviamente il bosco (o l’ambiente) non risponde a chi non ne comprende il “linguaggio” e quindi tutto si traduce in azioni superficiali e poco efficaci per qualsiasi azione di valorizzazione.
Caro Leo, mi meraviglio di sentir ancora parlare di litigi ideologici,
MA quali litigi ideologici!!! Magari si trattasse di litigi tra due parti che hanno idee diverse per risolvere i problemi della comunità!! Non vorrà davvero cantare ancora questa canzone????
LE IDEOLOGIE SONO MORTE 25 ANNI FA!!!! Sono morte con Nenni,Moro e Berlinguer……
Qui si tratta di tasche e stomaco!!! di chi, lo sapranno i nostri figli… o lo sappiamo anche noi…ma ci, anzi..vi nascondete dietro certe affermazioni…
E’ così che la sua seconda affermazione che “la capacità di un amministratore la si misura con la capacità di reperire finanziamenti” diventa l’esatta misura di cosa sia diventata la politica oggi . Questa affermazione ci porta direttamente al Terzo Mondo. I nostri politici si vantano se trovano i pesci, non se hanno trovato il modo di pescare..e come…..
Perchè, se uno di costoro avesse trovato il modo di pescare, non lo insegnerebbe certo ai suoi amministrati…….è troppo impegnato a togliere la polpa ai pesci per regalarci le spine….
E’ vero, le emergenze sono tante, ma mi chiederei anche se chi le ha create sia titolato per combatterle, o non sia piuttosto tra coloro che ne traggono in qualche modo, vantaggio?
Le ricordo che chi oggi parla di via naturalistica di fruizione della montagna sono gli stessi che hanno ceduto per una poltrona , ed un affitto, la gestione di un territorio di proprietà della comunità a chi a tutt’oggi ha solo chiuso dei cancelli e ristrutturato dei fabbricati , nemmeno utilizzando imprese locali.., e togliendo dalla montagna quelle capre che rappresentavano la memoria storica dei luoghi..
sono gli stessi che hanno portato l’acqua in montagna con un acquedotto inutile,..,
-gli stessi che hanno fatto ristrutturare ad amici una vecchia colonia montana, affidandola ad estranei, per poi essere .fregati(non loro , noi) da quattro pezzi di eternit, “sfuggiti” ai “tecnici” amici.
gli stessi che hanno ristrutturato, sic! Castangias un paio di volte, compreso un impianto antiincendio fasullo,
-.gli stessi che hanno gestito tre volte una ricostituzione di una pineta secolare..
-gli stessi che hanno permesso che il territorio comunale fosse sottoposto a vincoli feroci (SIC) senza neanche interpellare la cittadinanza…
-gli stessi che hanno “ dimenticato “ di far dichiarare Villacidro comune di interesse turistico, dimenticando le varie abitazioni intestate a tante famiglie cagliaritane che venivano da noi per le vacanze……
..gli stessi che hanno “dimenticato “ di far dichiarare gli olivasatri di San Sisinnio “Alberi monumentali” per poter eseguire l’appalto della sistemazione della chiesa, dimenticando che alberi così erano unici, mentre chiese così no….
e per stanchezza e dispiacere mi fermo perchè tanti altri insulti e indebite sottrazioni mi vengono in mente, per volerci solo fermare agli sgarbi a quella natura che riempie oggi tanto la bocca ai novelli Davy Crockett
Seguo con attenzione i suoi articoli su questo blog, e spesso mi ritrovo con quanto lei dice. Sulle sue osservazioni al mio pensiero trovo questa sua frase del tutto fuori luogo “Qui si tratta di tasche e stomaco!!! di chi, lo sapranno i nostri figli… o lo sappiamo anche noi…ma ci, anzi..vi nascondete dietro certe affermazioni…” sopratutto quando dice “…anzi…vi nascondete…” . 1° io non mi nascondo dietro nessuna affermazione e tanto meno partecipo a cose di “tasca e stomaco”, quando scrivo qualcosa ho anche il coraggio di assumermene la responsabilità. Ho visto che lei spesso nelle sue affermazioni elenca sempre tanti misfatti che sono accaduti in paese negli ultimi decenni, visto che lei non si nasconde e ha del coraggio denunci tutto, ma si ricordi che la firma non potrà essere capron 3. La seguirò sempre con attenzione in attesa di quel coraggio che sappia mettere in pratica tutte le sue doti di scrivano anonimo. Buona giornata Marco Leo
non basta l’ippodromo adesso anche i vecchi percorsi:ma chi paga tutte queste belle cose? siamo sempre noi contribuenti i soliti pagatori finali.ha ragione Max, perchè non pensiamo prima a rendere agibili alcune strade come per esempio quella che va da san pietro alla 196?
Cara Givanna, l’Ippodromo rientra in un altro capitolo detto TERRE PUBBLICHE COLTIVABILI , che bisognerebbe affrontare con serietà, ma non in questo contesto……e più che un capitolo bisognerebbe dividerlo in diversi libri …come l’Odissea , L’Eneide……..
Ciò che meraviglia, ma non troppo, negli annunci sempre trionfalistici dei nostri amministratori ,o meglio SPENDITORI DI SOLDI NOSTRI, è che difficilmente ci dicono quanto l’opera costerà realmente, in rapporto alle risorse disponibili. Perchè sono sicuro che se,nell’annunciare la realizzazione di un’opera ci venisse detto che, per esempio, su 100 di costo di tutta l’opera, 10 saranno spesi per i sentieri e 90 per il rifacimento (perchè di ciò si tratta) della vecchia Dispensa, si capirebbe meglio il vero scopo della operazione, si tratterebbe di qualcosa come il Canile (solo per esempio) magari per qualche altra Locanda da destinare ad una altra cervellotica operazione destinata in partenza al degrado o allo affidamento ad Enti(Ovviamente pagati da noi). Comunque sarebbe meglio che ci venisse detto subito chiaramente, per non sentirci dire, fra qualche anno, “ma noi ve lo avevamo detto!”.
Si continua a fare progetti che dovrebbero essere funzionali all’attività turistica, ma che di fatto non riusciranno mai a creare un adeguato flusso turistico che ne giustifichi il mantenimento e pertanto si finirà per assistere al degrado delle opere. Un buon esempio di politiche lungimiranti ed efficaci, da attuare in materia di turismo, ci viene dato dalla strategia di valorizzazione dei castelli della Loira in Francia, dove, anziché disperdere le risorse per la valorizzazione di un singolo castello e la competizione per accaparrarsi le risorse e le presenze, si è pensato di valorizzare una rete di castelli: l’idea e l’occasione di poterne visitarne diversi è in grado di attirare maggiori flussi, per cui i vantaggi ci sono stati per tutti ed è evidente che nessuno ha penalizzato l’altro. Un sistema di sentieri, che collega il mare con la montagna, attirerebbe sicuramente un maggiore flusso turistico di quanto possano fare i due ambiti considerati separatamente, e l’archeologia industriale, attraverso la rete dei siti minerari ( Alla miniera di Canale Serci si da poco o nessun rilievo), sarebbe una buona occasione per presentare un’offerta turistica che difficilmente trova eguali nel continente Europeo, dove difficilmente si possono mettere insieme: archeologia industriale, bellezze naturalistiche e paesaggistiche, mare, montagna, tradizioni, tipicità degli ambienti e dei prodotti. Purtroppo ogni paese pensa solo a prendere la fetta di finanziamento più grande per farne spesso uso limitato o del tutto inefficace. Non basta questo, c’e tanto da far in materia di trasporti, di recupero delle tradizioni ecc, ………………. Se si guardano le problematiche singolarmente sembra siano state affrontate tutte, ma di fatto manca una visione d’insieme e una strattegia che alla fine le porta a configgere al posto di farle divenire sinergiche.
Mio buon Mariano, i tuoi sono discorsi dove il normale buon senso fa da guida, andando alla sostanza dei fatti e alla ricerca di convenienze reali,
ma dimenticando il fittissimo intreccio di beghe ed interessi di parte che da anni permeano di sè queste scelte, legate a lotte di potere che noi molto larvatamente, nella nostra ingenua chiarezza, cogliamo.
Ma come tisalta in mente di pensare a sentieri che arrivano al mare!!!
Ma non sai che per farlo si dovrebbe passare nei territorii di Fluminimaggiore ed addirittura di domusnovas e Iglesias?????
FUORI PROVINCIA!!!!!Oh gesù che bestemmia!!!
Da quando il re Carlo V di Spagna ci descrisse come “poco, locos y disunidos”, sono passati tanti decenni, il regno degli Aragonesi è scomparso, ma noi teniamo duro: accidenti, fra tante belle “tradizioni”, vogliamo proprio conservare integra solo questa ? Che sia una strategia che non riesco a comprendere, e mi sfugge che se resistiamo ancora per qualche secolo attireremmo orde di turisti che verranno ad osservarci come una rarità. Le cose da visitare e conoscere con stupore non mancheranno: della storia degli antichi Romani, della loro grande capacità organizzativa e della loro grandiose opere funzionali, che ancora resistono nei secoli, si saranno tutti scocciati ( si toccherà il culmine con l’ennesima trasmissione fatta dal figlio del figlio di Piero Angela) e le vera novità sarà rappresentata dalle rovine delle nostre opere obsolete prima del nascere e la perseverante strategia per mantenere lo stato di miseria pur essendo circondati da ricchezze. Il nostro è un raro esempio di sviluppo delle potenzialità al contrario, una rarità che prima o poi ci verrà riconosciuta come patrimonio storico culturale, ma c’è da scommettere che, quando arriverà quel momento, ci daremmo da fare seriamente per cambiare le cose e finalmente ci riusciremmo.
Non posso che applaudire al pezzo di bravura dell’amico Mariano,
che più che eccitare il livore di chi, troppo preso dalle “cariche” non sa nemmeno sorridere, dovrebbe far finalmente, ragionare tante teste che chiamare vuote è fare un torto allo spazio profondo tra le galassie….
Ho visto spesso con i miei occhi turisti anche non italiani, fermarsi a Villascema, Coxinas e Narti,trovarsi di fronte a maiali di svariate centinaia di chili e tornarsene indietro borbottando, non va bene.
E’ inutile attivare una decente rete sentieristica se per arrivarci devi farti coraggio e lanciare pietre alle scrofe.
Chiedo una cosa a chi ne sa più di me, la “Vecchia Dispensa” su cui si vogliono investire i soldi pubblici, è quella dove ci sono i maiali ?
Quello che so è quanto letto domenica sul giornale, il luogo esatto non saprei identificarlo, una cosa che traspare dall’articolo è che i primi ad essere scontenti sono i caprai destinatari delle strutture: come è possibile progettare delle strutture senza sentire il parere e le esigenze dei destinatari? Se mettiamo insieme i sentieri e questa iniziativa, traspare subito la totale mancanza di coordinamento fra le azioni e la consolidata volontà di spendere i soldi, non perché si ritiene necessario fare infrastrutture funzionali, ma forse per paura che vengano spesi da un’altra parte (questa è la più nobile motivazione che si riesce a dare), magari anche bene e creando lavoro.
Ho diversi indizi che mi portano a considerare che i famosi sentieri saranno l’ennesima spesa fine a se stessa: il primo è che nessuno è stato reso partecipe all’iniziativa che poteva rendere l’azione un tantino più sensata (Capron3 ha dato una soluzione alternativa validissima, collegare Gonnosfanadiga e Villacidro passando per Coxinas, invece il sentiero conduce a Villascema, dove il visitatore si ritroverà a ridosso di in un caprile, già discusso e rigettato prima di nascere, e, a quanto pare, imposto; a proposito che cosa si è fatto del caprile di Narti e di Sa Sedda Manna? E di tutte le cantine restaurate -Narti e Coxinas- ?). Se uno volesse partire da Gonnosfanadiga per giungere a Villacidro o viceversa, per poi prendere un mezzo pubblico per il rientro, ci sarà forse il pulmino ad attenderlo a Villascema? Tanti sentieri sono stati in passato tappezzati da ridondante cartellonistica (perfino cestini in legno: chi doveva passare a ritirare i rifiuti è un mistero che mi fa ancora passare notti insonni) che è stata inghiottita dal bosco; l’unica cosa, semplice ed essenziale, di cui è rimasta traccia, è la segnaletica del CAI, che basterebbe rinfrescare di tanto in tanto affrontando una modesta spesa. I sentieri come tutte le opere necessitano di manutenzione, non basta solo realizzarli, altrimenti , se poco frequentati durano poco: intanto si pensa a farli sperando che sia la provvidenza a fare la manutenzione. Si dice che tre indizi costituiscono una certezza.