Che fine hanno fatto i soldi di Don Giovannino?

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Nel “borgo dei cedri” circola sempre più insistente la voce secondo la quale un noto musicista abbia iniziato la stesura musicale di una nuova edizione della celebre opera di Gioacchino Rossini, “La gazza ladra”, modificandone leggermente il titolo al maschile: “Il gazzo ladro”, appunto.
Il curioso lettore si starà chiedendo cosa diavolo voglia dire quanto finora letto. L’esigente lettore ne ha ben donde. Il riferimento è alla fantomatica sparizione del “tesoretto” di don Giovannino Pinna, scomparso nel 2011, tesoretto che sarebbe dovuto servire alla costituzione di un nuovo, moderno oratorio destinato a sorgere nella via Fluminera, dietro l’ufficio postale.

Invece dopo la sua dipartita ci si è accorti che è sparito un bel gruzzoletto, la cui cifra è incerta ma che certamente è stata oggetto di diverse interpretazioni, a volte serie, a volte fantasiose. Quel che è certo è che è sparita una cifra consistente, non si sa ad opera di chi, ma sicuramente si tratta di uno dei suoi collaboratori (sic!) più stretti.
In attesa che le autorità civili e religiose chiariscano l’intricata vicenda, c’è da evidenziare come si proceda con estrema disinvoltura, questa volta da parte della chiesa locale, nel non tener affatto conto del significato simbolico di certi gesti e dal “dimenticare” che la vicenda “oratorio” non è affatto passata “in cavalleria”, come si suole dire. Ha suscitato dunque parecchie perplessità, per non usare un termine più pesante, vedere nei giorni 29 aprile e 1 maggio, davanti al cancello dell’Auditorium, una raccolta di piante messe in vendita dalla parrocchia di santa Barbara per “autofinanziamento oratorio”. I casi sono due: o il parroco crede che i villacidresi siano degli idioti, senza memoria e senza passione, oppure riaffiora quella che è una caratteristica della chiesa in generale: ignorare completamente quello che una volta si chiamava “popolo di Dio”, ritenere che il gregge non abbia capacità di ricordare e di ragionare. In ogni caso sarebbe d’uopo che chi sa parli e dica a chiare lettere che fine abbia fatto il cosiddetto tesoretto. E se parlare non vuole, si effettui una seria indagine da parte della magistratura. Noi crediamo fermamente nella legalità.

Gian Paolo Marcialis

6 COMMENTI

  1. Mi stupisce l’omertà che grava sulla questione del “tesoretto” di don Giovannino. Eppure alcune persone avrebbero (e dovrebbero) qualcosa da dire. Per esempio Martino Contu, l’architetto Piras, Rita Marras, tutti suoi collaboratori. Senza parlare del vescovo Dettori, don Angelo Pittau e lo stesso parroco Corrado Melis.

  2. Quando mi è stato richiesto di contribuire alle iniziative, senz’altro meritevoli della parrocchia di S.Barbara, ho risposto che avrei volentieri
    contribuito, nelle mie possibilità, ma dopo che il nuovo parroco, o chi per lui, ci avesse fatto sapere a quanto ammontano i fondi raccolti per l’oratorio in questi anni, anche dal famoso 5per mille, al quale contribuivo da molti anni, oltre ad un rendiconto preciso,come sarebbero stati spesi, come per qualsiasi opera realizzata con donazioni. L’arrivo del nuovo Francesco non sia solo aria, anche per noi, fedeli si, ma non più ciechi.

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