VILLACIDRO. Per la Keller Elettromeccanica è la fine. La Corte d’appello del tribunale di Cagliari, sezione civile, ha decretato il fallimento dell’azienda di carrozze ferroviarie, con stabilimento primario a Villacidro e secondario a Carini, in Sicilia.
Inutile girarci intorno, i numeri parlavano chiaro da molti anni: bastava prendere in mano i bilanci e probabilmente si sarebbe evitato il prolungamento di una lunga e interminabile agonia. Nessuna manifestazione d’interesse è mai stata vagliata realmente, se non per consentire agli operai di percepire gli ammortizzatori sociali. Il sindacato ha da sempre negato un confronto giornalistico per analizzare una situazione drammatica, annunciata già nel bilancio del 2009 e da allora si poteva prevedere questa situazione. Tante le passerelle politiche che si sono succedute in questi anni, ma solo per proclami ai fini elettorali. Cosa abbia spinto i lavoratori a stare in “silenzio” quando, forse, la situazione era recuperabile, è ancora un mistero. Una cosa è certa, i sindacalisti hanno da sempre allontanato giornalisti “scomodi” che cercavano di capire come mai, fra i tanti quesiti, due aziende internazionali, presentarono due distinte manifestazioni d’interesse dal contenuto identico, con la sola differenza nel logo aziendale sulla carta intestata. Possibile che un sindacalista per proteggere i suoi tesserati non si fosse accorto di questi, così ci piace definirli, grossolani errori? Anche oggi abbiamo contattato Gian Luigi Marchionni e Efisio Lasio, entrambe della Cigl, ma non abbiamo ricevuto risposta. Rimane l’amaro in bocca per la decisione della Corte d’appello che ha stabilito la mancanza dei requisiti, allo stato della situazione venutasi a creare nel tempo, per cercare una soluzione alla crisi aziendale. A Villacidro perdono il posto di lavoro 276 dipendenti. (g.d)
Riportiamo uno stralcio dell’articolo pubblicato l’8 settembre 2011, in cui analizziamo il disastroso bilancio del 2009: KELLER, LE SCOMODE VERITÀ DI UN BILANCIO DISASTROSO
Però, è con la relazione dei sindaci (i revisori esterni) che si scopre una cosa mai dichiarata: questi rivolgono accuse alla proprietà parlando di atteggiamento “particolarmente deprecabile, vista per altro la difficile situazione che sta vivendo la società”. I revisori inoltre ritengono necessaria “una forte riqualificazione dell’assetto manageriale con l’inserimento in particolare di un qualificato e autorevole direttore generale e/o amministratore delegato. Tale presupposto è ritenuto dal collegio (dei revisori esterni ndr) elemento fondamentale per la sostenibilità del piano proposto (Piano Industriale).
Nell’assemblea ordinaria dei soci del 16 ottobre 2010, per l’approvazione del bilancio 2009, interviene il primo revisore esterno che “conferma il parere favorevole in ordine all’approvazione del bilancio sottolineando, tuttavia, che l’attuale condizione aziendale, stante l’assenza di elementi certi circa le assunzioni di base individuale nel piano industriale nonché per quanto richiamato dal Collegio Sindacale in tema di riqualificazione dell’assetto manageriale ed organizzativo, porta a ritenere fortemente incerta la prospettiva di continuità aziendale”. Interviene successivamente il secondo revisore, il quale “in merito ai documenti di bilancio e loro allegati, e più in generale in materia di continuità aziendale, ritiene che il Piano Industriale 2010-2013 approvato dal Consiglio di Amministrazione non abbia concrete possibilità di realizzazione […] laddove si sarebbero dovuti applicare principi diversi e più rispondenti alla reale situazione in cui si trova la Società. Pertanto […] non condivide, allo stato le previsioni degli amministratori sulla continuità aziendale e da il proprio parere negativo sul Bilancio presentato dagli stessi all’Assemblea.”
Nella Relazione del Collegio Sindacale all’Assemblea dei soci viene constatata “la presenza di un elevato numero di assemblee deserte, registrato in particolare nel corso dell’annualità 2010. Tale comportamento – si prosegue nella relazione – risulta particolarmente deprecabile, vista per altro la difficile situazione che sta vivendo la società che richiederebbe maggiore tempestività e presenza da parte di tutti i soci. Si rileva che ciò potrebbe rappresentare la impossibilità di svolgere adeguatamente l’attività sociale. […] Il Collegio rileva che risulta necessario potenziare il settore amministrativo. […] Tale rilievo è tanto più rilevante se si considera l’ambizioso Piano industriale proposto dagli amministratori per il rilancio e la ristrutturazione della società”.
Il bilancio 2009 viene chiuso con un passivo di € 14.976.249 e tale “perdita risulta aggravata di circa 9 milioni di euro in ragione di svalutazioni e accantonamenti dei Fondi Rischio”
“In merito alla nostra attività di vigilanza – riportano i revisori – segnaliamo i mancati versamenti di imposte, ritenute e contributi che nell’occasione dell’ultima verifica periodica tenuta nel corso del mese di luglio scorso, ammontavano ad € 6.005.261,67 ”
Ed è importante osservare che “la commessa Iran è stata ulteriormente rinviata nonostante gli importanti investimenti già realizzati negli esercizi precedenti”.
I revisori segnalano come “tale piano industriale necessiti di una forte riqualificazione dell’assetto manageriale con l’inserimento in particolare di un qualificato e autorevole direttore generale e/o amministratore delegato. Tale presupposto è ritenuto dal collegio elemento fondamentale per la sostenibilità del piano proposto“. Il Collegio “non si esime dal rilevare che l’attuale condizione aziendale, stante l’assenza di elementi certi circa le assunzioni di base individuate nel piano industriale nonché per quanto richiamato dal Collegio Sindacale in tema di riqualificazione dell’assetto manageriale ed organizzativo, porta a ritenere fortemente incerta la prospettiva di continuità aziendale“.
A questo punto rimangono i dubbi sulle reali possibilità di salvezza della Keller. Certo è che per garantire la sopravvivenza di uno dei fiori all’occhiello della nostra industria regionale, bisogna indirizzare tutte le forze nella giusta direzione. L’augurio è che le oltre 300 tute blu possano nuovamente varcare i cancelli dello stabilimento villacidrese, con le garanzie di un lavoro stabile e duraturo. (g.de.)
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Chi subisce una sconfitta di queste dimensioni dovrebbe trarne le dovute consconseguenzè dimissioni di tutta la segreteria e tutti in pensione ho tutti a lavorare
“le fabbriche vengono chiuse dai padroni e non dai sindacati”.Cosi tuonano le confederazioni sindacali,ma a capo di tutto c’è sempre una crisi economica.E’ stata una trattativa terribile durata più di dieci anni,non fuori completamente di colpe la fiom,cgil,e via tutte le altre ,errori ne hanno commesso tutti.Nel mio percorso di vita ne ho visto situazioni difficili a Villacidro ma come questa no,è veramente un gran mistero.Pian pianino i lavoratori si sono visti portar via il proprio lavoro e adesso tutti a spasso,non mi sembra la situazione migliore.Enti regione,comune e tutte le confederazioni sindacali si rimbocchino le maniche e aiutino 276 lavoratori senza lavoro e prospettiva al più presto.
E’ tempo che i lavoratori prendano coscienza e aprano gli occhi su la persone,sindacati ,partiti politici e associazioni che gli seguono e danno suggerimenti nonché direzioni politiche sindacali.Chissa perché i lavoratori subiscono le piu’ grandi ingiustizie e perdono il posto di lavoro e invece chi li segue rappresentanti politici e sindacali stanno sempre incollati all loro poltrona e maturano vitalizi e pensioni onorevoli fregandosene altamente delle disgrazie dei loro tesserati e non.
Già, sarebbe curioso sapere cosa fanno e di cosa vivono oggi quegli operai o impiegati della Keller che facevano i rappresentanti sindacali.
I primi a doverlo e volerlo sapere dovrebbero essere tutti quegli operai che si sono fidati dei loro rappresentanti e li hanno lasciati fare nella loro inerzia contro la situazione che si deteriorava.. Perchè qualcuno dei rappresentati non parla? perchè aspetta ancora il posticino promesso???E’ mai possibile che credano ancora nelle favole??