Percorrevo lentamente in auto una strada panoramica di Tempio Pausania; dopo alcune centinaia di metri scorgo all’orizzonte una scultura commemorativa. Percorro una piccola gradinata e scopro che si tratta del monumento dedicato ai caduti nell’incendio di Curraggia del 1983 in cui persero la vita 9 persone.
Seduto in quei gradini pensavo a quanta barbarie la mano di un uomo riesca a provocare in pochi minuti. Da giornalista in tanti anni ho documentato la distruzione e la sofferenza che gli incendi provocano nella nostra amata isola e la domanda è una sola: perché?
Penso a mio padre che da qualche anno si gode la pensione dopo 35 anni di servizio come sottufficiale nel Corpo Forestale. Ricordo ancora, quando ero bambino, che lui spariva da casa per alcuni giorni e mia madre giustificava la sua assenza: “Papa è andato a spegnere il fuoco”. Nei suoi occhi vedevo molta apprensione e non sempre riusciva a mascherare la sua grande preoccupazione. Strano a dirsi, ma sentire in casa l’odore del fumo, era un sospiro di sollievo. Per anni abbiamo vissuto questa sensazione. Senza contare la sveglia a qualsiasi ora della notte, attraverso la radio di servizio che lo invitava ad accorrere perché qualche sciagurato aveva appiccato nuovamente un incendio. L’odore del fumo dentro casa ci ha accompagnato per tante estati. Al suo rientro, spesso a cena, ascoltavamo i suoi racconti e non capivamo il perché di tanta ferocia su un bene cosi prezioso come la natura. Abbiamo visto centinaia di incendi attraverso i suoi occhi e ogni volta l’immaginazione ci portava sul luogo del disastro, ma lo scenario era sempre lo stesso: distruzione e desolazione.
Non dobbiamo dimenticare le grandi fatiche che questi uomini compiono quotidianamente per salvare il nostro patrimonio naturale e le nostre vite.
Senza avere la minima consapevolezza di cosa voglia dire stare davanti al fuoco che avanza impetuosamente, attraverso una tastiera si accusano spesso i giornalisti di spettacolarizzare un evento drammatico come un incendio, invece dovremmo essere più uniti e condannare il gesto di questi piromani: sciagurati assassini artefici di una devastazione che non ha eguali. Dunque, non venite a parlarmi di spettacolarizzazioni, ma di documentazione di un evento, fatto da chi pensa ancora che il fuoco possa rapire il proprio padre.
Gianluigi Deidda