“Migliaia di bombe di ogni genere, di cui si ignora contenuto e periodo. Seppellite nelle migliaia di ettari del poligono di Capo Frasca. Lasciate per anni a corrodersi nel terreno senza che mai venisse fatta una minima bonifica e messa in sicurezza. Tutto questo nonostante le rassicuranti, quanto false, parole dei generali che avevano garantito la quotidiana bonifica del sito. Ora decine di sacchi di bombe sono la rappresentazione di quello che è avvenuto dentro quell’area protetta. Dopo la mia denuncia di quasi due anni fa sullo spaventoso incendio che aveva devastato una porzione importante della base militare ora emerge il vero lato oscuro di uno Stato che ha trasformato la Sardegna in una mega discarica di Stato. Ora di tutta fretta, anche per evitare occhi indiscreti, si cerca di smaltire quello che è stato rinvenuto: rifiuti pericolosi recita la R gigante impressa nei sacchi bianchi che si stagliano sulla torre di controllo di Capo Frasca. Una bonifica nascosta, segreta. Con un capitolo ancora non chiarito su cumuli di terra scavati, devastando ambiente e siti archeologici. Di certo sta emergendo una vera e propria cloaca di armamenti sotterrati e disseminati ovunque. Una bonifica coperta dal segreto, visto che sarebbe stata negata con artifizi la stessa visita della commissione uranio impoverito prevista nei prossimi giorni e rinviata di tutta fretta. Quei sacchi pieni di rifiuti pericolosi sono l’emblema della violazione più evidente di quanto sta avvenendo e quanto è avvenuto illegalmente all’interno del poligono. Un presidio naturalistico ambientale protetto da convenzioni internazionali e decretato come sito di importanza comunitaria. Ministri, generali e quant’altri devono rispondere alla giustizia di aver trasformato un sito protetto in discarica di rifiuti pericolosi interrando di tutto. Aver trasformato Capo Frasca in una mega discarica di rifiuti inquinanti, pericolosi e mortali è un reato che va perseguito in tutta la linea di comando che ha messo in atto questo vero e proprio disastro ambientale. A questo si aggiunge la devastazione di un sito archeologico cancellato a colpi di ruspa”.
Lo ha detto poco fa il deputato di Unidos Mauro Pili divulgando le immagini eloquenti dei ritrovamenti di questi giorni dentro il poligono di Capo Frasca.
Nell’annunciare un’interrogazione parlamentare Pili ha anche chiamato in causa la responsabilità penale per l’inquinamento con rifiuti pericolosi nascosti dentro il poligono.
“Non si può continuare a nascondere – ha detto Pili. La magistratura deve intervenire su questo misfatto di stato e la regione deve costituirsi parte civile. Si tenta come al solito di far passare tutto sottotraccia e far calare un velo pietoso e silenzioso con il solito obiettivo di proteggere amici e amichetti. Quello che sta accadendo dentro Capo Frasca sarebbe rimasto nascosto e occultato se non avessi divulgato le immagini inquietanti che testimoniano il disastro compiuto negli anni e quanto sta emergendo da sotto terra”.
“La gravità dell’inquinamento che sta emergendo in tutta l’area costituisce la conferma del disastro e del danno all’ambiente con la necessità di individuare i responsabili e il risarcimento del danno materiale, economico e morale compreso il ripristino dei luoghi. Si tratta di veri e propri reati penali”.
“Capo Frasca è a tutti gli effetti “habitat all’interno di un sito protetto” , ovvero pienamente coincidente nella fattispecie definita dall’art.733-bis c.p.. Per questo motivo nessuno deve restare impunito. A questo – aggiunge Pili – deve seguire l’obbligazione risarcitoria a carico di «chiunque realizzando un fatto illecito, o omettendo attività o comportamenti doverosi, con violazione di legge, di regolamento, o di provvedimento amministrativo, con negligenza, imperizia, imprudenza o violazione di norme tecniche, arrechi danno all’ambiente, alterandolo, deteriorandolo o distruggendolo in tutto o in parte».
“I Ministeri competenti per la tutela del Sito di Importanza comunitaria dienuto discarica di rifiuti pericolosi devono individuare tutte le responsabilità e conseguentemente adottare tutte le iniziative in sede di autotutela e di risarcimento dei danni causati. A questo si aggiunge che devono essere individuati tutti i responsabili e la catena di comando che hanno disposto l’occultamento, interrandoli, di tali rifiuti pericolosi. Nessuno – ha concluso Pili – deve restare impunito. La Sardegna è stata trasformata in una discarica a servizio di uno Stato vigliacco che fa finta di proteggere l’ambiente della Sardegna nascondendo sottoterra rifiuti pericoli di ogni genere”.