VILLACIDRO. Sabato scorso gli agenti della stazione locale hanno effettuato un sopralluogo all’interno e all’esterno della ex discarica di Trunconi, per una ricognizione visiva e fotografica della situazione. Da tempo infatti gli allevatori della zona denunciano la presenza di rigagnoli rossastri che fuoriescono alla base della collina di Monte Idi, sede della discarica di rifiuti solidi urbani dal 1973 al 1993.
I pastori avevano già lamentato in passato la loro preoccupazione per queste schiume sospette, che finivano nei pascoli circostanti e nel vicino canale di raccolta delle acque piovane. Stando ai racconti di chi lavora da decenni tra quelle colline, assieme ai rifiuti domestici prodotti dai villacidresi, nella discarica finiva anche il contenuto di bidoni provenienti dalle fabbriche in attività tra gli anni 80 e 90 nell’area industriale di Villacidro.
Le testimonianze dei pastori sembrano trovare conferma nello studio commissionato dal Comune nel 2006. Le relazioni geologiche e ambientali presentavano una situazione ecologica esplosiva: piombo, mercurio, zinco, rame, cadmio, nichel presenti sul terreno e nelle acque superficiali in percentuali decine di volte superiori ai limiti fissati per legge. Inutile dire cosa può essere accaduto alle falde sotterranee, specialmente nel ventennio di attività della discarica e nel decennio immediatamente successivo.
Visti i preoccupanti risultati dell’indagine, il Comune chiese e ottenne dal Ministero, per tramite della Regione, un finanziamento di trecentomila euro. Risorse destinate a mettere in sicurezza quello che veniva classificato come sito di interesse nazionale, a completare il cosiddetto piano di caratterizzazione della discarica e ad effettuare l’analisi di rischio di una discarica che, in linea teorica, non avrebbe dovuto produrre quella tipologia di inquinamento. I fusti descritti dai testimoni erano probabilmente scarti di lavorazioni industriali.
Per comprendere la situazione attuale occorre affidarsi alle competenze degli specialisti: “La discarica ha avuto la sua massima produttività all’inizio degli anni 80, all’epoca c’era scarsa attenzione per l’ecologia e fu procurato un enorme disastro ambientale. Dal 2000 in poi il potere inquinante si è progressivamente attenuato, ma il danno fatto resta alto, soprattutto per la contaminazione delle falde acquifere, che oggi è notevolmente diminuita grazie alla capacità di autodepurazione. Ma all’epoca quei metalli pesanti hanno sicuramente influito sull’attività biologica della zona”, afferma il tecnico a cui la giunta Pani ha affidato nel 2015 la fase progettuale della messa in sicurezza sollecitata anche dal Ministero.
Nel frattempo le bonifiche, per cui Stato e Regione erogarono i trecentomila euro, restano una chimera. L’attuale amministrazione comunale ha comunque riacciuffato per il bavero il finanziamento: “Siamo riusciti a non perdere quei soldi assegnati nel 2012, chiedendo che la scadenza per l’appalto dei lavori venisse spostata al 31 dicembre 2017”, dichiara Gessica Pittau, assessore al Bilancio.
Pastori e contadini restano in apprensione. Ma non sono gli unici: ieri mattina il sito inquinato ha ricevuto la visita congiunta della polizia locale e dei barracelli di Villasor, nel cui territorio sarebbe finito parte del percolato proveniente dalla vecchia discarica. A due chilometri, in linea d’aria, sgorgano infatti le sorgenti di S’Acquacotta.
Simone Nonnis