Il commento di Simone Nonnis
“Nessuno può entrare nei meccanismi di funzionamento, al di fuori della ditta produttrice. I blindati arrivano con una nave delegata, a seconda del reggimento. Carico e scarico, destinazione e obbiettivi delle missioni sono secretati. E con essi anche i sistemi informatici di cui i carri sono pieni zeppi”
Tra meno di due settimane conosceremo il destino della Keller. A meno di ulteriori proroghe, il 15 marzo scade infatti l’ultimatum dei curatori fallimentari: se non appare una proposta di vendita seria, la fabbrica verrà venduta a pezzi. Nel frattempo, al capezzale del grande malato si alternano “medici” di varie branche, ognuno con la sua ricetta per rimetterlo in piedi. Capita così di sentire Adriano Muscas, presidente fresco di nomina del Consorzio Industriale di Villacidro, che si lancia in entusiastiche proposte per convertire lo stabilimento in un’officina di assistenza per blindati e carri armati dell’Esercito italiano. Poi appare Efisio Lasio, segretario generale provinciale della Cgil, prudentemente scettico sulla proposta di Muscas. Ma poche ore dopo, dalle colonne dei quotidiani regionali, i segretari di categoria di Cgil, Cisl e Uil fanno una virata a 180 gradi, accarezzando nuovamente l’ipotesi di far salire gli operai Keller sopra i mezzi militari. A dire il vero un comunicato della Fiom ha smentito ieri sera la carta stampata: “Proposta irricevibile al momento”, sentenzia lapidario il segretario Gigi Marchionni.
Insomma, bisogna ammettere che le idee sul destino della fabbrica sono poche e pure confuse. Ma prima di creare illusioni e false aspettative nelle 300 famiglie degli ex dipendenti e in un intero territorio, sarebbe forse meglio pesare le parole. Quella delle manutenzioni ai mezzi dell’Esercito, per esempio, è un’idea talmente affascinante che, come molte belle donne, rischia di essere irraggiungibile.
Il motivo sta nel fatto che, quando vengono acquistati i carri armati, si compra un intero pacchetto, che comprende anche la manutenzione. A spiegarne i motivi è il deputato Mauro Pili, ferrato quanto basta in materia per via della sua attività nella commissione parlamentare che si è occupata delle inchieste sull’uranio impoverito: “Nessuno può entrare nei meccanismi di funzionamento, al di fuori della ditta produttrice. I blindati arrivano con una nave delegata, a seconda del reggimento. Carico e scarico, destinazione e obbiettivi delle missioni sono secretati. E con essi anche i sistemi informatici di cui i carri sono pieni zeppi”, chiarisce Pili.
Con queste premesse, appare illusorio che il Ministero possa affidare, sui due piedi, i tagliandi dei carri armati alle maestranze Keller, per vari motivi che è superfluo precisare. A questo punto, di fronte a proclami imprudenti che possono generare dubbie aspettative, è d’obbligo chiedersi a chi o a cosa serva trasformare la Keller in fabbrica dei sogni.
politicamente non e un illusione quella dei mezzi militari il pachetto come dice pili si puo scorporare come gia sucesso in altre occasioni il ministero della difesa puo, se non ci fosse direzioni di interesse di qualche politico,come in occasione keller in regione di qualche ass.punta su macomer per la manutenzione del rotabile investendo 2,5 milioni nel costruire da zero un officina,quando la stessa e bella pronta a villacidro,ma del resto gli equilibri di una giunta sono sempre sotto riccato di una minoranza che determinano i numeri di maggioranza (in sardegna da qualche tempo si spostano troppe cose verso il nord sardegna….)
non so quanti tra voi abbiano visto come tastano i blindati i tecnici dell’esercito vi posso dare qualche anticipazione dal momento che nelle officine in cui ho lavorato a Portovesme ho visto come fanno , prima di tutto hanno bisogno di spazi enormi ( parlo di ettari di terreno che andranno distrutti dai cingoli ) i tecnici dell’esercito fanno andare al massimo i blindati se reggono al test bene altrimenti sarà tutto da rifare , attenzione che lo stato non paga (se paga) ai 90 o 120 giorni ma possono passare anni prima di vedere un euro, mi domando chi paga i costi dei materiali e gli stipendi dei dipendenti nel frangente?