Il commento di Saimen Piroddi
Capita spesso che un ente pubblico, come un Comune, una Proloco o simili, inviino comunicati stampa ai giornalisti e alle testate giornalistiche: grandi, piccole e piccolissime. Capita anche che giornalisti e testate “ignorino”, per cosi dire, il comunicato dopo averlo ritenuto inutilizzabile per sviluppare un articolo. Talvolta, quando accade, gli stessi enti rivolgono ai giornalisti disappunto per non aver riportato quanto da loro inviato. Lo fanno, spesso, stizziti. Lo fanno, probabilmente nella più totale confusione o ignoranza. Lo fanno, senza aver riflettuto bene o studiato a dovere.
Proprio loro che dovrebbero essere i primi a rispettare l’ordine delle cose e le leggi, forse non conoscono la differenza tra giornale e blog, e i connessi obblighi e doveri per le due rispettive piattaforme. Doveri che i rappresentanti istituzionali dovrebbero conoscere e invece ignorano, avvantaggiando spesso chi “esercita la professione giornalistica in modo abusivo” (art. 348 del codice penale). La domanda di rimbalzo è semplice: ha senso per una testata giornalistica registrata in Tribunale, magari piccola e locale, pubblicare eventi che gli stessi organizzatori hanno già ampiamente divulgato attraverso, propri o terzi, blog e pagine facebook? Ovviamente no. Che senso ha per un quotidiano, o periodico, pubblicare qualcosa già di dominio pubblico? Che senso ha per un giornalista partecipare ad una conferenza stampa indetta dopo che l’oggetto di discussione è già stato ampiamente diffuso? O se, alla stessa, vengono invitati anche i cittadini, come se fosse un’assemblea pubblica e non, appunto, una conferenza “stampa”? Nessun senso.
Veniamoci incontro allora. I giornali informano e, seppur si debbano occupare soprattutto di anomalie e notizie “spiacevoli e antipatiche”, qualche volta pubblicherebbero (e pubblicano) volentieri anche notizie leggere, purché ci sia rispetto della testata e riguardo nei confronti di chi vi scrive e lavora. Riguardo verso chi s’impegna affinché le notizie siano sempre verificate. Riguardo verso chi ha degli obblighi di legge maggiori e severi rispetto a chi pubblica su un blog o una pagina social. Rispetto per chi costantemente e obbligatoriamente studia per poter dare informazione.
E rispetto per chi desidera offrire, responsabilmente e con impegno, un servizio pubblico d’informazione imparziale.
Al nord d’Italia e d’Europa, le istituzioni e i personaggi che ne ricoprono le cariche, prima informano i VERI organi di stampa, per dar loro un margine, una convenienza, una logica. Sono i primi ad essere informati. I primi, non gli ultimi.
Qui i giornalisti vengono coinvolti dopo, e gli si chiede di collaborare per disporre un articolo su quanto già diffuso.
Quando ci sarà rispetto per i reciproci ruoli e non ci si prenderà più per i fondelli, allora la collaborazione in tal senso (e non a senso unico) sarà certamente possibile e ottimale. Tutto dipende dal rispetto delle regole che, seppur non scritte, sono regole di etica, buon senso e rispetto, non solo verso la categoria lavorativa dei giornalisti ma anche verso i lavoratori e professionisti che girano intorno a un giornale: webmaster, agenti pubblicitari, tecnici informatici, operai delle tipografie, corrieri distributori, edicolanti, ecc.