In marcia tra le ciminiere spente

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In cinquemila sotto le bandiere della pace a chiedere lavoro per i giovani. E invocare la liberazione di Rossella. Sono arrivati in 120 da Samugheo.

Due pullman carichi di amici, volontari e parenti, per chiedere a gran voce che la cooperante rapita in Algeria assieme ad altri due volontari sia rilasciata al più presto. In mezzo al corteo commossi e composti c’erano anche i suoi genitori.
Per la prima volta da quando la tragedia si è abbattuta sulla loro famiglia, hanno voluto prendere parte ad una iniziativa per chiedere la liberazione della loro figlia. Una presenza silenziosa e quasi anonima, per continuare nella scelta del silenzio. Giusto un breve colloquio con Monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato città del Vaticano, poco prima dell’inizio della marcia e poi si sono mischiati tra la folla in fila dietro lo striscione colorato con la scritta ‘Liberate Rossella‘.

In tanti sono arrivati dal nord al sud dell’isola all’appuntamento di fine anno promosso da Caritas e Pastorale del lavoro della Diocesi di Ales-Terralba in collaborazione con il Centro di volontariato Sardegna Solidale e il forte appoggio dei sindacati. Il vento forte di tramontana non ha certo scoraggiato la marcia guidata dall’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, i vescovidelle diocesi di Ales-Terralba, Giovanni Dettori, e di Iglesias, Giovanni Paolo Zedda, delegato per le Caritas. Poi ancora le scuole, gli scout, i sindacati, sindaci e amministratori, e soprattutto il mondo del volontariato. Tutti in corteo tra le ciminiere spente. Spente come le prospettive dei giovani, numerosissimi. “Quell’esercito di ultimi tra gli ultimi nella scala sociale, perché si affievolisce la speranza di trovare lavoro. Sono i veri esclusi dal mondo del lavoro con davanti un’unica chance: emigrare”. Lo ha gridato dal megafono Mauro Nonnis, delegato Rsu della cgil, quando il serpentone ha fatto la sua prima sosta davanti alla Keller. E’ l’unica sosta lungo un tragitto dove svettano fumaioli spenti e i cancelli sono sbarrati. Un deserto industriale. DonAngelo Pittau si spinge oltre e lo definisce un cimitero industriale, tanto da dedicargli, in modo provocatorio ‘L’eterno Riposo’.

Gigi Marchionni e Efisio Lasio, responsabili della Fiom ecgil del Medio Campidano invocano la riapertura della fabbrica.“ Sarebbe una sconfitta per tutti se non dovesse ripartire”. Raffaele Sardu, volontario di Gonnosfanadiga é alla sua 24˚ marcia. “Qui dove un tempo c’era una industria fiorente sono rimaste solo le piccole aziende e i centri commerciali, gommisti, oleifici, centri di lavorazione delle carni. Non basta a risollevare le sorti del territorio, ma sono un segno di come Villacidro abbia saputo reagire alla crisi”. A proteggere la manifestazione c’è l’apparato della sicurezza, le forze dell’ordine e i volontari della protezione civile guidati da Damiano Serpi. “ Tra noi ci sono tanti giovani, in attesa di trovare una sistemazione si dedicano gli altri”, afferma. La marcia arriva a destinazione, nel piazzale antistante il dismesso sito industriale della Snia. Si parla di temi importanti, lapace il lavoro. Prendono la parola il sindaco di Villacidro, Teresa Pani, l’arcivescovo Becciu e i vescovi delle diocesi di Ales-Terralba e Iglesias. Sotto il palco c’è anche Luigi Azzeri, 15 anni di Gonnosfanadiga, assieme a compagni e amici. “E’ una bella manifestazione. Sono arrivati anche gli sbandieratori da Sassari per portare un po’ di allegria e serenità. Sono preoccupato per il mio futuro, ma, sono certo, uniti si può vincere”.

M. Grazia Marilotti

Villacidro.info – 30 dicembre 2011 – Fonte: Sardegna 24

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