L’attenta analisi sull’ultimo incendio di monte Omu ci fa rivivere gli anni di fuoco vissuti su questa tormentata montagna.
Oggi a distanza di due giorni dall’ennesimo incendio di M.Omo, e dopo aver letto in differita – per ragioni di lavoro – tutti gli interventi su questo tragico episodio, non mi sono trattenuto ed esprimo la mia opinione con cognizione di causa.
Dico questo perchè prima di esprimermi su un argomento, su un fatto o situazione che sia, anche se può essermi familiare o di mia conoscenza diretta, prima mi documento e poi mi esprimo. E così ho fatto anche in questa circostanza recandomi direttamente sul posto per vedere personalmente la situazione, benchè avessi già visto sia le foto pubblicate su questo forum e su facebook, ma come già detto anche letto tutti gli interventi su questo forum. Lo dico senza retorica, sono della ferma convinzione che questo incendio si poteva evitare se si fossero osservate alcune regole imposte dalle Prescrizioni Regionali Antincendio e di alcune strategie d’attacco al fuoco. Le cause di quest’incendio sono solo queste.
All’indomani dell’incendio di M.Omo del 2010, scrissi su questo forum più o meno le stesse cose, e oggi le ripeto a squarciagola con la speranza di convincere qualcuno che se non si interviene a dovere, M.Omo continuerà a bruciare.
Quest’incendio non è di origine dolosa, ma di altra origine che io definirei in un modo improprio e non previsto dal nostro Codice Penale e chiamerei natural-colposa. Mi spiego meglio. Chi ha innescato le fiamme sono tre bottiglie abbandonate sulla siepe della strada cementata che, grazie alle sterpaglie presenti per mancanza di pulizia, alle altissime temperature dell’ora dell’innesco – circa 13,00 – 13,15, alla presenza dello scirocco, hanno causato un “effetto lente d’ingrandimento” che con molta probabilità hanno causato l’innesco delle fiamme.
1° aspetto – questo non sarebbe avvenuto se gli organi preposti al controllo (Polizia Giudiziaria) avessero fatto rispettare la regola imposta dalle Prescrizioni Regionali Antincendio, che obbliga entro il 15 giugno i proprietari ed i conduttori di terreni appartenenti a qualunque categoria d’uso del suolo, a ripulire da rovi, sterpaglie, materiale secco di qualsiasi natura, l’area limitrofa a strade pubbliche, per una fascia di almeno tre metri, ivi comprese le strade comunali e vicinali.
2° aspetto – l’innesco non sarebbe avvenuto se anche il proprietario della strada comunale – in questo caso il Comune – avesse rispettato la stessa regola imposta all’ANAS, Province, Consorzi Industriali e di Bonifica e qualsiasi altro Ente o Agenzia, che obbliga entro il 15 giugno il taglio di fieno, cespugli, sterpi e alla completa rimozione dei relativi residui, lungo la viabilità di propria competenza e nelle rispettive aree di pertinenza per una fascia avente lunghezza di almeno tre metri.
3° aspetto – l’innesco non sarebbe avvenuto se gli interessati indicati ai punti precedenti nell’ottemperare a quanto previsto dalle PRAI avessero raccolto e smaltito i rifiuti rinvenuti durante le operazioni – in questo caso le tre bottiglie.
4° aspetto – il fuoco non si sarebbe espanso e quindi non avrebbe preso il sopravvento se i terreni circostanti al punto di innesco, e ubicati sotto la strada panoramica, avessero rispettato le predette PRAI.
La strada cementata di Via Tuveri – dove si è sviluppato l’incendio -, per un tratto di circa 300 metri (fino ad arrivare alle abitazioni), ma anche il tratto a monte, confinante con la panoramica, non risulta assolutamente pulita, come non lo sono i terreni privati ubicati in quest’area.
Non è assolutamente possibile accettare una situazione del genere in un’area così vulnerabile dove dovrebbe essere rispettata anche la più banale norma di sicurezza contro gli incendi. Questo mi fa credere che i gravi incendi pregressi – 2004, 2007, 2009, 2010 – non ci hanno insegnato nulla.
L’Ente Foreste ha fatto un buon lavoro nel realizzare la fascia antincendio – sopra e sotto strada – lungo i tratti di proprietà comunale, ma anche in questo caso non sono state rispettare le PRAI. Il fieno, una volta falciato, deve essere asportato e non lasciato sul posto. Ciò che ha recuperato sono solo i cespugli, i rovi e sterpi presenti a ridosso della panoramica, ma nelle zone interne della fascia ha lasciato il materiale sminuzzato sul terreno. E’ vero, è un intervento lodevole – come si suol dire meglio di niente – ma non sufficiente ed efficace al 100% perchè l’innesco può avvenire comunque anche in queste circostanze e le fiamme si propagano velocemente anche per l’eccessiva pendenza.
Anche i terreni privati contermini alla panoramica, sopra e sotto, da Castangias fino a Giarrans, non rispettano le PRAI e nessuno si mette il problema del grave rischio d’incendio che gravita su queste aree vulnerabili. Ripeto, stiamo parlando di M.Omo, non di aree agricole o pianeggianti, dove sono presenti stoppie.
Gli Enti preposti, in qualità di Polizia Giudiziaria, hanno l’obbligo di far rispettare le norme contenute nelle Prescrizioni Regionali Antincendio, ma in questo contesto non mi risulta siano state rispettate. Non parlo di altre aree per non divagare e per stare a tema.
Ma tornando al nostro incendio, inizialmente contrastato spontaneamente dalle famiglie che abitano a qualche metro di distanza, benchè abbia preso il sopravvento nei terreni circostanti, le forze AI intervenute prontamente sono riuscite a neutralizzare le fiamme sotto strada all’interno di un eucalipteto. L’incendio era spento e si era in fase di bonifica, quando ad un tratto è partito sopra strada, oltre il muro, la rete e la fascia realizzata dall’Ente Foreste, ad una distanza di circa 20 metri. Questo nuovo focolaio, che ha spiazzato tutte le forze attive in campo, si e sviluppato dopo una mezz’ora dal precedente.
Anche un profano capirebbe che questo nuovo incendio sia stato appiccato con una miccia, perchè nessuno avrebbe mai messo un altro fuoco a così breve distanza e in questo lasso di tempo (mezz’ora), dove tra l’altro erano presenti numerose persone e mezzi AI. Inoltre, micce a tempo di mezz’ora sono alquanto distinguibili e facili da rinvenire, anche al passaggio del fuoco, perchè corpose, contrariamente a quelle con tempi molto più rapidi (3-5 minuti), dove si corre il rischio di non trovare alcuna traccia perchè essendo piccole ed esili, vengono distrutte e neutralizzate da un solo calpestio, figuriamoci da una lancia di un blitz o peggio di un’autobotte.
Ma la sorpresa sta nel fatto che non è stata trovata alcuna miccia incendiaria, quindi in considerazione di quanto ho appena detto, l’incendio non può essere stato appiccato, ma a sorpresa anche dei più scettici, l’incendio si è generato a seguito di un salto di fuoco. Qualcuno storcerà il naso di fronte a questa affermazione, ma l’orografia del terreno, la pendenza dei due punti fuoco interessati, la dinamica dei fatti, i fattori climatici interessati – alta temperatura ambientale, alta temperatura locale per via dell’incendio, vento di scirocco, sterpaglie alte sul terreno – hanno veicolato in aria una o più faville che appoggiandosi sul terreno soprastante, ad una distanza di circa 20 metri, hanno innescato un nuovo focolaio.
Intendiamoci, per salto di fuoco non si intende una lingua di fuoco che salta da una parte all’altra attraverso le chiome degli alberi o della vegetazione, ma una veicolazione in aria di piccole particelle attive, comunemente dette faville (in sardo fraria), attraverso il calore ambientale, accentuato da quello generato dalle fiamme, alimentato da un vento caldo come lo scirocco che, a distanza di un tempo variabile – 5-45 – minuti – poggiandosi sul terreno provoca l’innesco di fiamme, laddove trova le condizioni ottimali per svilupparsi (sterpaglie, fieno, ecc.).
Tante persone, in molte altre circostanze, sono state ingannate da questo aspetto e hanno creduto vi fossero micce disseminate sul terreno, mentre invece si trattava di semplice salto di fuoco attraverso le faville.
Come ho già precisato l’Ente Foreste ha realizzato una fascia AI, in questo caso sopra strada, di circa 8-10 metri, dove ha assolto efficacemente alla sua funzione AI, perchè su questa ho trovato punti in cui le faville si sono adagiate sul terreno, ma non hanno sviluppato alcun focolaio perchè il fieno presente in quel determinato punto non era sufficiente ad innescare delle fiamme. Mentre è successo il contrario dove non c’è stato lo sfalcio dell’erba, qui le faville hanno trovato tutte le condizioni ottimali per innescare le fiamme e po generare l’incendio che ha distrutto ulteriormente M.Omo.
Quindi M.Omo è bruciato non perchè qualcuno ha voluto bruciarlo, ma come ho detto all’inizio, non sono state attuate le giuste tecniche di attacco al fuoco, perchè in quella circostanza c’erano tutte le condizioni per aspettarsi un salto di fuoco, e non sono state prese le misure necessarie per contrastare questo fenomeno naturale. Mentre tutti erano presi nella bonifica dell’eucalipteto, qualcuno, ma soprattutto chi coordinava l’incendio doveva prevedere un eventuale salto di fuoco e schierare i mezzi nella panoramica e gli uomini con le manichette spiegate nella fascia che ho più volte citato – oltre la rete – pronti a neutralizzare qualsiasi focolaio.
Come si suol dire sarebbe stato un gioco da ragazzi spegnere questi piccoli focolai, ma ahimè nessuno l’ha pensato e organizzato, tant’è che in quell’istante c’è stata solo confusione.
Concludo nel confermare quanto già detto: quest’incendio – di origine natural-colposa (?) – si poteva evitare se si fossero osservate le norme previste nelle Prescrizioni Regionali Antincendio.
Enrico Pisano
Villacidro.info – 25 agosto 2012
Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dire come realmente stanno le cose. Questo articolo lo condivido in pieno è mette in chiaro la dinamica dell’incendio e chiarisce a tutti come sia possibile che un incendio si propaghi anche a decine di metri tramite le faville che posandosi sulla paglia secca crea nuovi focolai. Finiamola con la leggenda delle miccie sfido chiunque a trovarne una, da anni sentiamo parlare di posto minato qualcuno ne ha mai trovata una?? abbiamo le prove?? credo propio di no, io credo sia solo una scusante per nascondere l’inefficenza delle forze messe in campo.
L’incendio di monte Omu del 2007 credo ne sia la prova palese fiamme alte trena metri come in quell’anno vi assicuro che portano le faville a centinaia di metri di distanza o poi ci chiediamo come mai scoppino altri focolai a decine di metri.
Credo che questo articolo debba far riflettere parecchi addetti al AIB
Bella favoletta!!!!!!
infatti veramente bella vorrei sapere il nome dell’ autore cosi bravo da riuscire a spiegare con un sopralluogo fatto due giorni dopo tutto quello che è successo nei minimi dettagli!… altro che c.s.i complimenti
questa scrupolosa analisi richiama quindi l’importanza di attuare una seria azione di prevenzione. Complimenti all’autore dell’analisi per la sua competenza e chiara esposizione.
io sono scettico sull’innesco delle bottiglie: se fosse cosi quest’estate sarebbe dovuta bruciare la sardegna intera, vista che è pieno di vetro ovunque
L’effetto lente per quanto raro possa essere non è assolutamente improbabile (dipende dalla posizione della bottiglia rispetto all’inclinazione dei raggi solari, e i raggi devono quindi concentrasi sul combustibile – chi da piccolo non ha mai provato con la lente di ingrandimento e un foglio di carta arrotolato: se si concentrano bene i raggi l’effetto è quasi immediato altrimenti non succede nulla, questo spiega perché l’evento è raro malgrado in giro, purtroppo, si rilasciano montagne di bottiglie), specialmente con temperature che, al sole, superano abbondantemente i 50 gradi, come in tali condizioni non è improbabile l’innesco dovuto a piccole particelle attive. Se effettivamente non sono state trovate le micce, di cui non possono non rimanere tracce, l’analisi è sicuramente attendibile.
un conto è una lente…un’altro conto è una bottiglia, col movivento terrestre poi la messa a fuoco si sposta rapidamente…ma scusa, le altre volte che sono stati trovati i responsabili, erano forse andati a mettere fuoco armati di bottiglie?
penso che ogni evento vada analizzato di volta in volta, se tutte le altre volte si è trattato di piromani non è automatico che tutti gli eventi abbiano la stessa origine. Ripeto, l’eventualità dell’innesco attraverso il vetro lasciato sul terreno è molto raro, come lo sono in genere gli episodi di autocombustione. Anche quando non c’era l’uomo le nostre formazioni vegetali venivano percorse periodicamente da incendi di indubbia origine naturale che duravano per giorni, diversamente non avremmo le numerose specie pirofitte che caratterizzano la nostra vegetazione: solo secoli di interazione con il fuoco ne spiegano la loro consistente presenza nella nostra flora. In ambiente mediterraneo il fuoco è un fattore ecologico naturale, che solo il grande aumento della frequenza per causa dei piromani, la vicinanza di case ed infrastrutture, gli ha fatto assumere la connotazione di un evento calamitoso da combattere.
vi posso dire che una bottiglia vuota poggiata al suolo non fara mai da innesco, perche è vero che se si prende il fondo,e ripeto il solo fondo, di una bottiglia e la si posiziona ad un paio di cm da terra sopra dell erba secca questa prende fuoco quando raggiunge la temperatura ideale, ma se si posiziona ad una certa altezza, solo allora brucia, ma non si parla piu di accidentale ma ben si di dolo……una bottiglia abbandonata non fa accendere nessun fuoco, fa solo pensare a quanta gente incivile esiste…poi vorrei aggiungermi a tutti coloro che diccono che l’erba una volta falciata va raccolta…….non va lasciata a terra, sarebbe meglio non fare alcun sfalcio…. ma il nostro comune queste cose pare non saperle,o fa finta, o non si ha voglia, o meglio ancora, ho sentito dire ( e tanto sela porta via il vento) bravi, veramente bravi…..
Poichè non si riesce (o non si vuole) dare nomi e cognomi ai responsabili degli incendi che devastano ogni anno il paesaggio villacidrese e non solo, ora scatta la cattura alle bottiglie piromani: non scappano, non caminano, solitamente sono ben visibili e soprattutto non c’è omertà che le protegga!
Poichè non si riesce (o non si vuole) dare nomi e cognomi ai responsabili degli incendi che devastano ogni anno il paesaggio villacidrese e non solo, ora scatta la cattura alle bottiglie piromani: non scappano, non camminano, solitamente sono ben visibili e soprattutto non c’è omertà che le protegga!
Se verrà confermato quanto scritto nell’articolo le responsabilità, per quanto involontarie, ci sono comunque e non bisogna per forza trovare qualcuno da mettere in croce: la voglia di giustizia sommaria è temibile e rischia di fare pagare colpe ad innocenti. Mi auguro un serio accertamento delle responsabilità e non una cieca reazione d’ira e voglia di giustizia sommaria, di cui noto qualche preoccupante manifestazione anche in alcuni forum: del tipo dateci i nomi per vendicarci. Mi auguro che non si apra un clima di caccia alle streghe in stile medioevale, perché non servirebbe a fare giustizia ma ad aggiungerebbe un ennesimo crimine, a mio parere ancora più grave dei danni cagionati dal fuoco se finisse per colpire un innocente. La verità va senz’altro ricercata ed accertata ma senza facili e sommari giustizialismi.
Non so che dirvi, io ci ho provato e riprovato ma nulla. Domani ritento intorno alle 13,00 – 13,15. Proverò di nuovo con tutti i tipi di bottiglie.
Un altro metodo per accendere il fuoco in modo agevole e che sfrutta sempre il principio della lente di ingrandimento è quello di utilizzare una bottiglia in plastica ( ma anche vetro ) riempita con acqua per concentrare i raggi del sole; il segreto è trovare dell’ottimo materiale asciutto e infiammabile per l’innesco del fuoco. Erba secca e sterpaglia vanno benissimo. (MOD)
Una cosa vorrei sapere: le bottiglie erano integre o rotte in cocci? Vetro bianco o trasparente? Siccome l’evento è raro anche se non impossibile, può darsi che l’ipotesi avanzata sia giusta in parte. Sul secondo punto di partenza del focolaio c’è una grossa probabilità che le cose siano andate come descritte, cioè si sia trattato di faville partite dal primo focolaio: questa ipotesi sarebbe senz’altro confermata se non sono state trovate micie a lenta combustione. Mentre sul primo punto di innesco non è scartabile l’ipotesi che il fuoco sia stato applicato con una miccia a breve combustione che non ha lasciato traccia. In questo caso il piromane avrebbe rilasciato la miccia poco prima dell’incendio (se si è trattato della classica sigaretta con i fiammiferi, usata dal piromane arrestato anni fa, una decina di minuti). Tuttavia siamo sempre nel campo delle ipotesi e delle probabilità, che in effetti sono più basse per l’ipotesi di innesco per concentrazione dei raggi con vetro. In questo caso delle telecamere nelle vie di accesso avrebbero senza dubbio permesso di individuare l’eventuale responsabile, cosa più difficile nel caso di micce a lenta combustione, da escludere perché altrimenti si sarebbero trovate le tracce. Il resto dell’analisi è ampiamente condivisibile, specialmente per quanto riguarda una maggiore attenzione alla prevenzione, come l’asportazione dei residui degli sfalci, che avrebbe sicuramente cambiato l’intera dinamica. Nella zona basale del M.Omo ci sono delle situazioni dove, a mio parere, potrebbe anche essere usato l’incendio prescritto, brutto da vedersi ma sicuramente efficace nella prevenzione.
correzione:”vetro scuro o trasparente”?
Per completare il quadro è plausibile anche l’ipotesi dell’incendio colposo dovuto al lancio di una sigaretta non spenta: purtroppo sono in troppi quelli che sottovalutano la pericolosità del gesto e sono fermamente convinti che non comporti rischi.
ho spento personalmente un principio d’incendio sulla statale per Gonnos anni fa, giusto due metri di raggio, al centro visibile il mozzicone di sigaretta!!
La storia delle bottiglie di vetro vuote o piene d’acqua rimangono sempre una favola in quanto devono essere manovrate da una mano. La bottiglia di vetro inoltre non forma nessun punto di “fuoco” in quanto cilindrica e i vari riflessi si disperdono. Il lancio di una sigaretta accesa poi è tutta da vedere perchè non funziona nemmeno questa(provata e riprovata in situazioni estreme), fermo restando il fatto che li cicche accese o sente non si buttano.
Le prescrizioni regionali antincendio all’Art. 6 al punto C) fra le azioni vietate citano testualmente: “gettare dai veicoli o comunque abbandonare sul terreno, sigari o sigarette o qualunque altro tipo di materiale acceso o allo stato di brace, o che in ogni caso possa innescare o propagare fuoco.”
L’accensione tramite sigaretta è un’altra eventualità rara ma non impossibile (in natura esiste anche l’autocombustione della sostanza organica per fermentazione che potrebbe interessare anche un sacchetto di spazzatura abbandonato), pertanto, al di la di come sono andati realmente i fatti inviterei in generale a non sottovalutare nessuno eventualità, poiché certi fenomeni si verificano in condizioni particolari, la cui combinazione di fattori non è scientificamente riproducibile con semplici prove casalinghe che non possono tenere conto della combinazione dei molteplici parametri necessari affinche l’evento si verifichi: combustibilità del materiale, temperatura e tasso di umidità dell’aria, direzione e intensità del vento, ecc. Si tratta in ogni caso di eventualità che no debbono essere sminuite per quanto remota possa essere le possibilità di innescare un incendio, ma devono essere un motivo in più per accrescere il senso civico sul problema dell’abbandono di qualsiasi materiale nelle campagne. Anche il fatto della marmitta catalitica non è una fesseria, poiché questa, a contato con la sterpaglia, può creare il tizzone (non la fiamma) che, in un secondo momento (magari quando il veicolo è già lontano), per effetto del vento che apporta maggiori quantità di ossigeno può originare la fiamma, esattamente come facciamo noi per riaccendere un fuoco dalle braci che covano sotto la cenere: è un meccanismo che conosciamo benissimo e che gli uomini primitivi hanno appreso osservando quanto avviene in natura.
Non lo sono, però provando a ragionare con la testa del piromane mi chiedo perchè bruciare un eucalipteto o una lingua di monte Omo già bruciata se a poche centinaia di metri, con la stessa fatica ma con minor rischio di essere visto avrei potuto bruciare l”intera valle di Castangias? Bastavano poche micce dal tiro a segno fino all’acquedotto e con la complicità dello scirocco avrei raggiunto il mio scopo. Ritengo plausibile l’ipotesi di Gianluigi Deidda in considerazione anche dell’ora in cui è avvenuto l’innesco, intorno all 13 se non sbaglio, l’ora più calda dunque. Non escluderei inoltre un altro fattore, ossia le marmitte catalitiche delle nostre auto che raggiungono temperature elevatissime e che parcheggiate accanto a delle stoppie potrebbero innescare un incendio, d’altra parte questa evenienza è segnalata anche nei libretti di manutenzione delle auto.
Spesso la ricerca dell’uomo “nero” fa comodo a tutti perchè ci deresponsabilizza. La colpa è del piromane, ma a volte il piromane “siamo noi” e il nostro scarso senso civico. La versione del piromane ci distoglie da considerare tutti gli elementi che ha giustamente indicato Gianluigi Deidda e ancor più deresponsabilizza gli enti proposti alla prevenzione che anno dopo anno perseverano nell’errore.
L’analisi che viene fata da E. P. è interessante e certamente mette sul tavolo della discussione molti punti che non bisogna sottovalutarli. Fermarsi a leggere solamente la causa dell’innesco è riduttivo, bisogna in maniera pacata ragionare su le tante altre cause che favoriscono l’incendio, che in questo articolo certamente non mancano. Voglio segnalare uno tra i tanti argomenti che mette in evidenza E.P. senza chiaramente sottovalutare gli altri punti;
“Mentre tutti erano presi nella bonifica dell’eucalipteto, qualcuno, ma soprattutto chi coordinava l’incendio doveva prevedere un eventuale salto di fuoco e schierare i mezzi nella panoramica e gli uomini con le manichette spiegate nella fascia che ho più volte citato – oltre la rete – pronti a neutralizzare qualsiasi focolaio.” Marco
Voi parlate dell’incuria su attenzione e pulizia del bosco e sono perfettamente d’accordo, non sono d’accordo sul fatto che il “””fumo” venga gettato sugli occhi della gente! Parlare di tre bottiglie di vetro come innesco è considerare i lettori dei cretini!
Max se la marmitta catalittica innesca un incendio, la prima cosa che prende fuoco e la macchina stessa!
Non arrampichiamoci sui vetri per favore!
ma chi sei??? ma se hai capito tutto, perchè non ti muovi??? codice penale, bottiglie che prendono fuoco ed altre fesserie varie!!!! ma hai parlato con i villacidresi, hai sentito il loro pensiero, per quanto riguarda i compiti del comune, sono daccordo, ma non dire altre cavolate!!!! ti prego non fare il professore, se vuoi scrivere, racconta delle favole per i bambini, ma non cercare di giustificare i bastardi che come ogni anno distruggono il nostro paese!!!
…ce l’hai con me Banarba?
l’autocombustione è un evento al limite dell’impossibile dalle nostre parti, ma puà capitare. dal momento però che esistono i piromani è opportuno eliminare i punti di innesco. cosa che non è stata fatta neanche stavolta visto che a bordo strada c’è tanto di quel materiale infiammabile da poter far ri partire le fiamme sul bruciato.
Cio’ che ho scritto finora è solo il mio pensiero, così come lo sono quelli letti su questo forum, e sono frutto di uno studio attento e approfondito di tutti gli elementi che interagiscono su un incendio, ma soprattutto su quello in discussione. Come ha sottolineato Mariano, non dimentichiamoci che ogni incendio è un fatto a se, e benchè vi siano aspetti comuni a tutti gli incendi, ognuno di questi è diverso dagli altri, ed ecco perchè vanno studiati tutti attentamente, anche a fiamme spente. Non voglio fare il professore, come qualcuno sostiene, ma semplicemente dire la mia, così come fanno tutti su questo forum. La mia non è la verità assoluta, ma un’opinione messa in discussione, che tutti possono condividere, dissentire, criticare e discutere.
Come prevedevo, ho constatato che l’ipotesi dell’incendio generato da tre bottiglie abbandonate su una siepe completamente sporca di sterpaglie, rovi e fieno sul ciglio della strada, ha fatto storcere il naso a molte persone, non solo su questo forum, ma anche su facebook.
Nel post precedente ho esordito nell’affermare che prima di esprimermi su un argomento, anche se può essermi familiare o di mia conoscenza diretta, ho l’abitudine di studiare il caso, recarmi sul posto, documentarmi e poi esprimermi, così come ho fatto, e questo per evitare di scrivere inesattezze.
L’ho già detto nel post precedente, ma ripeto con ferma convinzione che questo incendio si poteva evitare se fossero state osservate le Prescrizioni Regionali Antincendi e si fosse data una maggiore attenzione ai salti di fuoco.
Con molto rammarico ho potuto constatare che il mio post precedente, che non voleva essere una ricerca delle “presunte responsabilità” sull’incendio, ma bensì un’analisi asettica dell’incendio di M.Omo, l’attenzione è stata rivolta soprattutto alle famose “tre bottiglie”, tralasciando tutti gli altri aspetti affrontati che, a mio modo di vedere, toccano aspetti molto più importanti.
Ma visto che “le tre bottiglie”, per quelli che finora non si sono documentati, sono ormai l’argomento più importante, in merito sottolineo la fonte normativa che mi auguro tagli la testa al toro. Una normativa che tutti i sardi dovrebbero conoscere perchè negli anni 2009 e 2010, tutte le famiglie della Sardegna hanno ricevuto a casa per posta dalla Regione, nello specifico dall’Assessorato Regionale all’Ambiente, un libretto stampato su carta riciclata contenente le “Prescrizioni Regionali Antincendi”.
Queste, all’art. 20 recitano: “””Deve essere assicurato il taglio del fieno, cespugli, sterpi e l’asportazione dei relativi residui oltre che lo smaltimento in apposito centro di raccolta autorizzato dei RIFIUTI, in particolare quelli VETROSI, e di tutto il materiale che possa propagare l’incendio……………………………”””.
Inoltre, per chi è scettico anche per le marmitte catalitiche, sottolineo l’art. 6 delle predette Prescrizioni Regionali Antincendi: “””è vietato fermare gli automezzi con la marmitta catalitica in contatto con sterpi, materiale vegetale seccaginoso o comunque con materiale soggetto ad infiammarsi per le alte temperature”””.
Come vedete non sono mie invenzioni, ma PERICOLI REALI che tutti dovrebbero conoscere, e che la Regione da anni mette all’attenzione di noi sardi.
enrico grazie per la tua analisi che condivido, alla quale vorrei aggiungere alcune considerazioni.
Lo sfalcio dell’erba non si fa a giugno inoltrato, lo si fa quando le piante erbacee sono verdi e la piovosità ancora attiva. In tal modo la sostanza organica comincia a trasformarsi ridando al terreno quanto sottratto. E’ vero che nei nostri climi l’umificazione è lenta per mancanza di acqua e freddo, ma per quanto poco è sempre meglio di niente.
Altrimenti se si sfalcia in estate bisogna davvero asportare la sostanza secca o bruciarla sul posto, non ci sono alternative.
Fa ridere (o piangere) il fatto che l’amministrazione comunale abbia consegnato le disposizioni antincendio alla fine di luglio, così come non abbia mai fatto seguire alle disposizioni A.I. un controllo nel territorio, provvedendo a pulire le zone bordo strada, rifacendosi poi sui proprietari inadempienti. Dopotutto gli operai il comune li ha: invece di lasciarli liberi di capitozzare alberi, tagliarli del tutto, potare dove non necessario, farli girare a vuoto per sistemare villascema per la festicciola del partito di maggioranza, li dovrebbe utilizzare al meglio tutto l’anno.
Ma non ci sono solo i privati inadempienti: il comune è il primo!
Qualcuno ha mai pensato a cosa succederebbe alla spendula nella zona del piazzale, dove sterpi e rovi ricoprono il letto del torrente? Qualcuno ci ha già provato quest’estate e chi vuole può andare a controllare: se non fosse stato blloccato sul nascere avremmo salutato la vallata di coxinas e il monte margiani.Il fatto è successo una notte di luglio e mi ci hanno portato a vederlo alcune persone che erano presenti nel piazzale, bevendo tranquilli con familiari e amici.
Ma se volete controllare un altro innesco, stavolta artificiale, ma sempre comunale… andate all’ex mattatoio e guardate il mucchio di erba sfalciata, ramaglie, carta e plastica ammucchiate all’interno della recinzione. Se lo avesse fatto un privato lo avrebbero già arrestato!
Certo, la colpa non sarà del sindaco che non può vedere tutto, solo quello che ha valore elettorale per lei, ma il responsabile dell’ufficio tecnico che è pagato e premiato a fine anno cosa fa?
Ora va molto meglio carissimo Enrico e sono perfettamente in sintonia su ciò che hai evidenziato. Quanto da te riportato è a conoscenza di tante persone e sono pericoli reali, ma certamente non è il caso di Monte Omu nè di tanti altri incendi avvenuti nel nostro territorio.
ma come??? luca, dici le mie stesse cose, ho solamente commentato quando scritto nell’articolo di presentazione di questa discussione “a firma di pisano enrico” come avrai potuto constattare, tutti parlano di tutto ma la mia convinzione ” e nessuno me la potrà togliere ” che gli unici responsabili di tali scempi sono persone che per loro ho consumato tutti gli aggettivi idonei per qualificarli!!!
Penso che nessuno abbia dei dubbi su quale sia la tua posizione, ma a prescindere da questo (dal momento che i partecipanti al forum hanno comunque tutti a cuore l’ambiente) ed al punto di questa discussione non sarebbe male che anche tu ti associassi nell’ammonire che, benché molto rari (direi come vincere un terno al lotto, ma ogni tanto succede che qualcuno vince), vanno evitati tutti quei comportamenti che possono mettere a rischio l’ambiente e che serve una maggiore attenzione nelle fasi di prevenzione e manutenzione del territorio. La verità sui fatti non possiamo comunque deciderla noi in quanto è il CFVA che svolge le indagini con i mezzi e le competenze disponibili, ma le nostre discussioni possono e devono sicuramente contribuire a sensibilizzare e responsabilizzare chi legge i nostri interventi offrendo una visione a 360 gradi.
Mi son perso un pezzo: “benché molto rari gli incendi di natura non dolosa”, purtroppo non si può dire altrettanto per comportamenti a rischio e incivili
sono daccordo!!!! il comporttamento di tali animali sarà difficile cambiarlo, vedi sigarette gettate ovunque, si vede che a casa loro hanno stesso comportamentto, stuffo di litigare ogni volta che evidenzio tali fatti, passerò al piano b!!!!poche parole a buon intenditore!!! da questo momento non parteciperò più a nessuna discussione, troppi professori!!!
Non essere permaloso, non prendertela con i “professori”, nessuno in ogni caso ha la verità in tasca ed è esente da errori (anche grossolani), ma penso che chi ha qualcosa in più da dire debba dirla: io personalmente ho speso molto della mia vita a studiare (sarebbe stupido ed inutile tenere tutto per me), ma ho avuto modo di lavorare per molti anni anche manualmente (la necessità rende molto pragmatici), e posso dire che ho avuto la grande fortuna di apprendere sia da professori (di professione), che dai più umili lavoratori, che mi hanno insegnato tante cose che mai avrei appreso da eccelsi luminari (non è una barzelletta, ma uno di questi, fra i più preparati nel suo campo, una vera enciclopedia vivente, non sapeva cambiare una lampadina); a mio parere le due cose non devono essere viste come antagoniste ma come complementari e nessuna conoscenza ha un valore assoluto più elevato di un altra. Comunque fai come meglio credi, perdi l’occasione per esprimere un tuo parere, ma sappi, che per quanto possa non condividere tutto quello che dici, ti rispetto pienamente e non vorrei che considerassi le “critiche” come un atteggiamento di supponenza.
tutti quanti scrivono belle parorle che esorcizano completamente la cruda
verita`, molti sanno e non parlano , ma il problema e` sempre uguale la
mancanza di lavoro, cosi certi individui che lavorano nella forestale
provocano questi incendi per un assunzione lunga e duratura.
In che stato siamo ridotti
Buona fortuna
Approfitto del post di Lexel per associarmi in pieno ad entrambe le affermazioni:
1- la autocombustione per presenza di pezzi di vetro o simili è statisticamente un evento troppo remoto per poter essere considerato in casi di combustioni reiterate negli anni e nelle locazioni, mentre è plausibilissimo il salto di fuoco per la diffusione per faville.
2- normalmente è più facile la progressione di un fuoco sui materiali di sfalcio piuttosto che sull’erba in piedi, a meno che non si tratti di lettiera poliannuale di prato stabile, cosa che non è mai nei nostri terreni.
Detto ciò, vorrei far notare che un tempo non si dava così importanza alla pulizia delle erbacce dei confini, e credo siamo d’accordo che il numero di fuochi devastanti fosse più basso. Forse si era più pronti e capaci di spegnere un fuoco di erbe…..o la frasca è più efficace della ricetrasmittente??
Se non ci fosse qualche elemento di dolo aggiuntivo, sembrerebbe logico che una accresciuta capacità tecnica di lotta, unita ad una normativa più vincolante,MA EFFICACE, debba portare ad una diminuzione degli eventi, o quanto meno dei danni, ma se ciò non avviene, perchè continuiamo a parlare di analisi tecniche e sorvoliamo sulla criminologia del problema?
ho avuto modo di partecipare ad una campagna antincendio nella prima metà degli anni 90 e diversi interventi volontari (incendio notturno del M.Omo, che ha inferto un primo duro colpo, ma è stato fermato senza mezzi aerei, senza che si riattivasse durante la notte) e quindi ho constatato la rapidità con cui la squadra antincendio raggiungeva il posto insieme all’autobotte del comune, prima che intervenisse qualsiasi altra forza, nonché l’ampia partecipazione di volontari che spesso si presentavano già muniti di zappe (gente che sapeva come agire e conosceva il territorio): evidentemente l’attuale burocrazia rende meno celere la prontezza dell’intervento che, sicuramente, è un fattore determinante per impedire che il fuoco non si propaghi e acquisti maggiore forza. Ma anche il tessuto sociale è cambiato e le persone che avevano dimestichezza nel controllare le fiamme sono sempre meno (siamo diventati cittadini di montagna). A proposito della criminologia del problema e del fatto che, come ho già detto in un altro forum, “bisognerebbe rompere il muro di omertà che protegge questi delinquenti”, mi sorge il dubbio che nell’analizzare la “criminologia” non ci si debba soffermare sulla figura del piromane, che mi pare abbastanza scontata, ma delle molteplici e criminali distorsioni della società.
c’è un “non” di troppo: “impedire che il fuoco si propaghi”. Oggi sono proprio distratto.
I nomi, vogliamo i nomi!!!!
saluti