Minicaseificio: un’altra economia è possibile

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E’ indubbio che stiamo vivendo una crisi epocale, di nuova povertà che sempre più bussa alle porte delle aziende, delle piccole e medie imprese, delle famiglie. Eppure, in mezzo al disastro generalizzato, si possono cogliere piccoli segnali di sana attività economica, di saggia amministrazione di impresa possono rappresentare dei segnali direzionali per garantire uno sviluppo ancora auspicabile, ancora possibile.

Vogliamo citare a questo proposito l’esempio del “Piccolo Caseificio Muntoni”, una micro azienda a conduzione familiare, della quale ci piace riportare la storia, indubbiamente controcorrente di fronte allo sfacelo generalizzato. L’azienda nasce nel 1987 con 17 capi ovini. Si trova in località “Santu Miali”, a Villacidro. Con tanti sacrifici i titolari, Andrea Aresti(43 anni) e la moglie, Morena M. Muntoni (38), sono riusciti a formare pian piano una bella azienda. Ma la crisi iniziata negli anni ’90 ha colpito duramente il settore dell’allevamento: si pensi solo all’irrisorio prezzo del latte rispetto alle spese di gestione. Con due figli da crescere, Laura che ora ha 19 anni ed è in possesso di un diploma di tecnico-ambientale e Fabio, 17 anni che dà una mano nell’azienda, i due si sono rimboccati le maniche e hanno insistito a credere nella loro azienda, investendo risorse finanziarie e culturali. La titolare ha frequentato un corso di imprenditorialità e strategie aziendali, nel 2000 hanno iniziato i lavori di ampliamento aziendale, creando il “minicaseificio”.

Basandosi esclusivamente sulle proprie forze e risorse hanno visto pian piano crescere il futuro dell’azienda. I titolari ci tengono a precisare di non aver ricevuto alcun aiuto, né dal Comune, né dalla Provincia, né dalla Regione, anzi tutti li prendevano (testualmente) per matti. Ma la voglia di uscire dal tunnel della crisi era tanta e, a denti stretti, risparmiando su tutto, sono riusciti a raggiungere il loro obiettivo. Nel 2001 nasce il “Minicaseificio Muntoni”, il primo caseificio a Villacidro, la loro più grande soddisfazione. Inizia allora un’altra avventura e sfida: riuscire a piazzare sul mercato i loro prodotti. Nel 2007 hanno ottenuto il riconoscimento CEE, potendo così distribuire i loro prodotti in tutto il mondo. La produzione non riesce a soddisfare la richiesta, pur trasformando tutto il latte prodotto in azienda. La signora Morena si occupa di tutto ciò che riguarda la caseificazione: dalla trasformazione sino a prodotto finito e alla consegna nei punti vendita. Si producono diverse tipologie di formaggi: freschi, semistagionati e stagionati, ricotta. Suo marito si dedica invece all’allevamento. C’è tanto lavoro da fare, dalla mattina alla sera, si lavora senza sosta tutti i giorni della settimana. «Anche se con fatica – dichiara la titolare – si va avanti. Ciò che manca ora è l’aiuto di chi governa. Siamo lasciati soli, non solo noi ma tutti quelli che, come noi, vogliono crescere ma non riescono». L’azienda è accreditata anche come fattoria didattica, ma per ragioni di tempo e carenza di personale, non si è riusciti ancora potuto farla partire. I due titolari auspicano una maggiore strategia dell’attenzione da parte del mondo politico verso questo tipo di aziende che vuole inventarsi creativamente un futuro per sé ma soprattutto per i propri figli.

Gian Paolo Marcialis

6 COMMENTI

  1. <>. Quante volte abbiamo letto di imprenditori self-made-man,(cresciuti da soli) che hanno rinunciato ad indebitarsi ed hanno avviato imprese rinunciando ai pur legittimi finanziamenti pubblici? Io dico veramente pochi…i soldi in prestito ci sono? Si,ma vanno restituiti, e in questi tempi di crisi dove i ricavi a malapena coprono solo gli ammortamenti principali con è cosa da poco! Queste persone dovrebbero far scuola verso tutti gli altri, ma non tanto su come si fà il formaggio che indubbiamente sarà buono e genuino, ma su come di mette su un idea, e su come la si faccia sopravvivere senza aiuti, su come si va avanti nonostante tutto,nonostante la crisi, il calo dei consumi ecc. Mi dispiace, ma sono in disaccordo con l’articolo quando si chiede al mondo politico maggiore attenzione verso il settore, forse di attenzione alla politica gliene abbiamo data troppa, abbiamo creduto che senza non si faceva nulla, che senza “l’aiutino” la pratica non andava e così via…Mi dispiace, ma il vero “imprenditore” ovvero per definizione economico giuridica “colui che rischia” non dovrebbe cedere a tali ricatti! Io propongo che Villacidroinfonotizie conduca un’intervista a queste persone, senza allori e senza incensi, ma solo per sentire come si crea un impresa.

  2. Voglio rispondere pacatamente, ma con convinzione, a “onlythetruth”: I politici dovrebbero rendersi conto che la poltrona sotto il culo ce l’hanno grazie alla gente, al popolo, non il contrario. Insomma, dovrebbero farssi più accorti e rendere grazie alla gente che lavora e produce…El pueblo unido, jamas sera vencido!

  3. onlythetruth,puoi essere in disaccordo con l’articolo ma forse ti è sfuggito che sono i titolari che, dopo aver visto chiudere tutte le porte alla loro idea, chiedono maggiore attenzione della politica, che sicuramente gli avrebbe aiutati a portare avanti l’attività con meno difficoltà. Forse hanno bisogno di attrezzature e locali che adesso non possono permettersi e quindi devono faticare più del normale per mantenere l’attività (non è nemmeno scontato che non si siano dovuti indebitare, magari con un tasso pieno, senza nessuna agevolazione al credito). Dalla politica dipendono le scelte per indirizzare i fondi Comunitari e non, che vengono destinati ai diversi comparti, per la crescita, l’innovazione ecc. (rinunciarvi è stupido, quanto indirizzarli male e fare opere di dubbia utilità esclusivamente per spenderli). In questo la politica ha grosse responsabilità su dove vengono indirizzati gli aiuti, e chiedere maggiore attenzione alla politica può voler dire anche chiedere leggi che aiutino l’imprenditoria (non un imprenditore in particolare): questo è il ruolo nobile della politica, spesso lontano dall’agire del politico (quindi non si confondano le cose). Congratulazioni per avercela fatta da soli, immagino con enormi sacrifici, che una politica più equa ed attenta avrebbe potuto risparmiare in parte. Purtroppo c’è anche chi non ha la stessa forza, parte con meno risorse e quindi non riesce ad intraprendere il lungo camino per creare un’impresa: non è sbagliato chiedere aiuti, casomai è triste doverli mendicare e vederli sprecare.

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