Per alcuni un fulmine a ciel sereno, per altri no, la lettera che il Tribunale Fallimentare di Cagliari ha inviato ai dipendenti della Keller in cui invita le ex tute blu a comparire all’udienza del 18 aprile per “la revoca dell’ammissione al concordato preventivo e per l’eventuale dichiarazione di fallimento”.
La vicenda della Keller di Villacidro non ha mai convinto a pieno a chi ha messo il naso all’interno dei documenti della società e quello che sta accadendo in queste ore ne è la prova.
In questi anni la sala mensa, adibita a sala riunioni, ha visto una moltitudine di politici sfilare per chissà quale motivo. Una passerella inutile che avrebbe dovuto indignare in primis tutti i sindacati, ma quando questi risiedono all’interno dei partiti, viene veramente difficile pensare all’utilità di queste organizzazioni.
Un sindacato assente, che ha sempre rifiutato un confronto con le telecamere e giornalisti più esigenti, che non si sarebbero mai soffermati ai soliti comunicati stampa, possibile frutto di un copia incolla, ma che avrebbero posto delle domande “scomode” e fatto luce su una serie di problematiche frutto dello stallo aziendale e del temuto fallimento, ormai dietro l’angolo.
Un bilancio societario disastroso, analizzato da Monia Melis, unica giornalista ad aver fatto emergere problematiche inquietanti che preannunciavano un futuro disastroso. I sindacati alla vista di quegli articoli: “Non era il momento di far uscire certe notizie”. Certo, il silenzio di questi anni ha prodotto “grandi risultati” e sfortunatamente potrebbero raccoglierne i frutti i dipendenti della Keller, il 18 aprile, in un aula del Tribunale di Cagliari.
Siamo sicuri che la magistratura non intervenga in questo caso?
Villacidro.info
quest’anno sarà particolarmente difficile per le famiglie dei lavoratori keller.Qua si rischia di perdere definitivamente il posto di lavoro,e per giunta senza prendere liquidità.Già è proprio inutile fare della retorica,ma non ho visto più nessun interesse da parte dei sindaci della zona ne tanto meno della regione.Un abbandono continuo,le forze sindacali impotenti di fronte ad un dramma infinito che non ti da nessun sbocco.Credo sia giunto il momento di un dura condanna da parte di tutti gli organi istituzionali,politici ed economici e credo anche degli istituti bancari che hanno impedito il riavvio dell’attività lavorativa
ti invitiamo nuovamente a sostituire il tuo nick name. Non si possono usare nomi di personaggi pubblici, ne di aziende, ne di marchi. Ultimo avvertimento.
condivido appieno tutto.Non vorrei entrare in particolari osceni ma ce ne sarebbe da dire, in parte ti do pienamente ragione.Ma intendevo dire in generale e cioè per chi sa veramente lavorare alla keller, perchè a quanto mi dicono gli stessi operai il 50% della forza lavorativa è molto a spasso,e sono veramente pochi quelli specializzati.Io credo che alla Keller, nel periodo boom diciamo,dove i sindacati,il comune,il consozio,qualche sacerdote,abbia come dire riempito un po troppo la pentola…Questa ha trabbocato e ne sono uscite fuori tutte le magagne..Stile italiano non trovi?
google dice il vero. via il vitalizio ai politici via il vitalizio ai cassaintegrati e via la keller ci costa una marea di milioni ogni anno e poi tutti a lavorare e pagare le tasse come chi lavora onestamente
certo che tu hai le ide chiare, caro mio ti auguro di non provare mai cosa significhi stare in cassa integrazione, e senza far lavori in nero, quando ti accadra ne riparleremo……
moderatore a chi ti riferisci
caro google anche quelli che lavorano a tempo pieno e non sono in cassa integrazione, hanno il lavoro extra..basti pensare ai medici, specialisti che hanno lo studio privato ed oltre….non aggiungo altro
Sono tanti i problemi che affliggono la Keller, ma così tanti che, secondo me, non ha nemmeno più senso entrare nel merito dello specifico stabilimento. La ragione dell’esistenza di situazioni come ora la Keller, ma prima Snia, Scaini, Ottana e potrei continuare ancora per molto, è sempre solo una…l’incompatibilità dell’industria pesante con la Sardegna. La nostra isola, in quanto tale, non può offrire le stesse opportunità logistiche della “terra ferma” pertanto i costi di produzione saranno inevitabilmente più alti e alla lunga rendono le industrie poco competitive sul mercato, costringendole ad entrare nella spirale degli aiuti di stato, per poi lentamente finire, come è logico e naturale che sia, CHIUSE. Non si può dare certamente tutta la responsabilità a alcuni o molti dipendenti “sciagurati”, la vera responsabilità è sempre nel solito miope e marcio sistema che ha pensato di sviluppare poli industriali in un’isola per di più priva delle infrastrutture minime, come una viabilità almeno decente e una rete ferroviaria se non degna del nome, almeno provvista di doppio binario, e poi foraggiare le imprese con contributi e incentivi…finiti i quali queste spariscono lasciando sul terreno migliaia di vittime sotto forma di disoccupati, e Ecomostri da gestire. Dove pensiamo di arrivare con i sindacati o con lo stillicidio di risorse sotto forma di CIG, mobilità ecc. ecc., questi sono strumenti di transizione, non definitivi, e vista la concreta impossibilità di rilancio delle industrie in Sardegna, queste risorse si potrebbero utilizzare, ad esempio, per creare possibilità di reimpiego del personale. E basta con le bandiere rosse, verdi blu a pois…bandiere del Che ecc.ecc., queste cose non vanno oltre all’effetto coreografico. Dobbiamo metterci in testa che la nostra meravigliosa isola ha altre risorse da sfruttare, e dobbiamo valorizzarle prima che ce le portino via o le distruggano con altre scellerate opere industriali.
ma scusa mi sbaglio o tu lavori in un industria alimentare, anche se di distribuzione, non mi sembra che abbia a che fare con l’ambiente o altra risorsa del territorio, quindi prima di parlare di scelte scellerate fatte in altri settori mi guarderei bene dal criticare il posto di lavoro altrui, e facile fare il …….col…..degli altri
Io lavoro in Cs&D, sita nella medesima zona industriale della Keller, si tratta di un centro di distribuzione merci del settore alimentare per i marchi sigma e dico. Questo per chiarezza, come per chiarezza devo dirti che non si tratta di una industria alimentare, come potrebbe essere la Casar ad esempio, in breve,proprio non si può parlare di industria. Si occupa di fornire un servizio del quale comunque tutti, compreso tu suppongo, usufruiamo e necessariamente deve esistere, sempre che non si torni ad una dimensione rurale, ognuno si produca il cibo da se è si instauri il baratto. Pertanto, perdonami Nicola, ma non capisco il senso del tuo intervento. Poi se vogliamo parlare di incidenza dei costi, piani industriali, business forecasting allora ok, parliamone, sono a tua disposizione, anche se in realtà io mi occupo di informatica, quindi potresti trovare in me un interlocutore non molto preparato. Ma visto che mi sembri così pieno di energia e risorse, ti prego, spiegaci, se ne hai la pazienza, secondo te perché invece la scelta industriale è quella ideale per la nostra economia, magari qualcuno potrebbe prendere spunto dalle tue spiegazioni e rilanciare il settore. Prego, a te la parola.
La critica all’industria l’hai fatta tu, ho solo ribadito che tu vivi di stipendio come un operaio keller però, come tanti altri, ti ostini a dire che le fabbriche vanno chiuse , ecco vallo a dire alle famiglie dei lavoratori che hanno perso il lavoro mi sa tanto che i tuoi alimentari resteranno negli scafali del tuo centro distribuzione merci e se proprio lo vuoi sapere, visto che non sei molto preparato, tutti dovremmo investire di più nel settore ferroviario per fare crescere un economia sostenibile per noi e i nostri figli…ma scusa sbaglio o lo dice anche il tuo amico grillo e poi, a proposito di alimentari…e scrivi come mangi che tutti questi inglesismi mi fanno venire la nausea….
Concordo con te circa gli investimenti che andrebbero fatti per rendere decenti le ferrovie in Sardegna, è ridicolo che non esista un treno per Nuoro, per andare a Olbia si debba fare un mezzo circo e ci vogliano più di quattro ore per andare da Cagliari a Sassari. Resta il fatto però che l’industria pesante in Sardegna sia un oggettivo fallimento. Io non ho mai scritto che le fabbriche andrebbero chiuse, ma il punto è che stanno chiudendo. Penso che si debbano trovare altre vie per reimpiegare le persone, sono più che sicuro che anche una cassa integrazione a vita sia umiliante per i lavoratori, e sono sicuro che la maggior parte di loro, potendo scegliere, preferirebbero lavorare. Ma detto questo Nicola, francamente non capisco la tua aggressività, e nemmeno a quali “inglesismi” ti riferisca. Se intendi “business forecasting”, mi spiace ti causi la nausea, ma purtroppo il termine in uso è questo, e sebbene io ami la lingua italiana, in alcune circostanze non si può fare a meno di usare termini inglesi. Ciao.
Non sono aggressivo ma sai bene che il blog a volte ….ti prende, grazie dello scambio di vedute alla prossima
Grazie a te Nicola.
Buona serata.
la keller é un’altra di quelle industrie mangia pane a tradimento…..quanti soldi ha finanziato la regione? chi lo sa……ora faranno come tutti quelli imprenditori di molte aziende porteranno via tutto ciò che abbiamo pagato noi e ci lasceranno solamente i capannoni deserti e magari pieni di sostanze inquinanti…….che tristezza!!!!!Però a certi individui sta bene che chiuda tanto per molti era solo un dopolavoro,tanto in molti così potranno lavorare a pieno ritmo carrozzieri,meccanici,carpentieri ecc. ecc. il tutto rigorosamente in nero…..e chi paga le tasse si gira i pollici……