La lenta emorragia continua senza sosta. Sono 14.454 i residenti censiti all’anagrafe al 1° gennaio 2011, nell’ultimo decennio “persi” 278 abitanti.
Continua a perdere popolazione il “paese d’ombre”. Sono lontani tempi in cui Villacidro contava oltre quindicimila abitanti (15.096 nel 1991). Se il numero delle nascite pareggia con quello dei decessi, nel 2010 118 nati contro 119 decessi – saldo naturale -1 abitante – lo stesso non si può dire per il saldo migratorio pari a una perdita di 60 unità nell’ultimo anno(2010).
Se osserviamo i dati parziali ci accorgiamo che nel 2011 la popolazione continua a calare, 14.446 residenti al 30 aprile 2011.
C’è da dire che molte persone che si spostano per lavoro, mantengono comunque la residenza a Villacidro anche se, effettivamente, stanno fuori per molti mesi all’anno, magari per non recidere da subito il cordone ombelicale che li lega alla terra d’origine.
La stragrande maggioranza delle persone che cambiano residenza sono giovani che emigrano verso altri comuni, nell’hinterland cagliaritano e il nord Sardegna, verso la penisola e l’estero, in cerca di una occupazione che possa valorizzare il proprio potenziale umano.
Purtroppo questo accade perché non esistono politiche e iniziative capaci di valorizzare le realtà economiche esistenti, benché il territorio sia ricco di risorse naturali, turistiche e ambientali, con un potenziale sviluppo del terziario. Spesso si vedono finanziamenti di ogni genere utilizzati per creare strutture e attività megalitiche che in proporzione agli abitanti hanno ricadute sul territorio trascurabili e discutibili.
Il progressivo invecchiamento della popolazione e l’aumento della durata media di vita, farebbe auspicare una effettiva necessità di giovani che portino avanti servizi e cure per le persone in là con l’età, ma anche questo punto pare deficitario, forse per una questione prettamente culturale.
Si è cresciuti con il mito della fabbrica e del cemento e si continua a ragionare così, ma è chiaro che l’economia sta andando in un’altra direzione.
Nel campidano le cose non vanno meglio; se Sanluri(8.530) in 10 anni guadagna – unica eccezione – 11 abitanti, Guspini(12.469) in 10 anni fa segnare un meno 226 abitanti. Ma i paesi che se la passano peggio sono Serramanna(9.333) con 212 abitanti in meno al 31 dicembre 2010 e San Gavino M.(8.960) con un decremento di 500 anime in 10 anni.
Nei prossimi mesi avremo i dati relativi al censimento della popolazione nazionale 2011 – l’ultimo risale al 2001 – con la quale potremo stimare con più precisione l’entità del movimento migratorio nel Campidano. (A. S.)
Villacidro.info – giovedì 22 settembre 2011
Peccato però…se non cambia qualcosa sarà sempre peggio!
I numeri parlano di coloro che nn hanno piu residenza a Villacidro, ma se consideriamo i domicili, il numero sale di gran lunga:molti giovani pur mantenendo la residenza, nn si trovano in paese!Ki studia a cagliari, chi per lavoro si trova al nord Italia o all’estero!Questo inverno ci renderemo conto di come stia sprofondando nella desolazione il paese!!
se il nostro territorio non si sviluppa è colpa di chi ha sempre governato il nostro territorio, dal momento che sono stati incapaci di sfruttare le potenzialità, senza lungimiranza nè astuzia. se è vero che abbiamo queste risorse , essendo che siamo in crisi economica, perchè non diamo in mano tutto a gente competente?!dovremmo essere la regione piu ricca d’italia per tutto ciò che abbiamo… ma purtoppo ci manca la mentalità futuristica e moderna, e soprattutto il coraggio di osare e mirare a qualcosa di meglio…
Concordo!Infatti x l’ennesima occasione elettorale i Villacidresi hanno preferito ritornare al vecchio sistema del clientelismo,non ascoltando nemmeno le proposte dei giovani, chiudendosi nella loro ottusa e ignorante paura di cambiare!Avete preferito alla distribuzione della ricchezza, l’accentramento verso un unica famiglia in cui gia entrano 16.0000 euro mensili.Ke il paese si spopoli pure,tanto nn frega a nessuno!
La gente non vuole prendersi responsabilitá…le vuole demandare ad altri, ai politici e siccome nell’immaginario collettivo i giovani potrebbero fare peggio dei “vecchi” (senza tener conto anche dell’eventualitá contraria) allora é preferibile tenersi il male precedente e conosciuto piuttosto che rischiare di “averne uno maggiore da affrontare”… In Italia (e in Sardegna come in tutte le altre realtá chiuse é solo piú evidente e accentuato) non si vuole cambiare, si vuole che altri arrivino e cambino le cose e poi spartiscano i frutti con noi. Non é l’alternanza dei politici a salvare il territorio, ma é il cambio della nostra mentalitá di cittadini a dover cambiare, tutto il resto, politici compresi, saranno una conseguenza del nostro cambiamento di mentalitá, modus vivendi e operandi. I cambiamenti arrivano sempre dal basso… dall’alto piovono solo detriti!