“Una carico di bombe senza precedenti ha lasciato stanotte il porto canale di Cagliari verso l’Arabia Saudita. Un’operazione secretata, coperta dallo Stato Italiano. Per portarle via dalla Sardegna hanno fatto arrivare una nave apposita. I reali sauditi quando si tratta di devastanti bombe da far schiantare sugli ospedali dello Yemen non ci pensa due volte. Questa volta, però, ha alzato il tiro. Un gigantesca nave araba la Bahri Tabuk ha attraverso i mari dall’Arabia Saudita sino a Cagliari per caricare 3000 ordigni prodotti dalla RWM tedesca in agro di Domusnovas. Un carico da 18 container issati a bordo con la supervisione di tecnici, vigilanza e vigili del fuoco. L’operazione ha avuto inizio ieri mattina e si è conclusa nella nottata quando la nave container ha preso il largo poco prima di mezzanotte. Un carico di morte senza precedenti, nonostante tutti i richiami dell’Onu a fermare questa devastante guerra dei sauditi contro la popolazione Yemenita. Un approvvigionamento gestito con codice rosso. Massima riservatezza e allerta sicurezza massima. Gli uomini della Polizia in tenuta antiterrorismo, vigili del fuoco a presidiare sin dal pomeriggio di ieri ogni manovra dentro il porto terminal di Cagliari. Le fonti più riservate in realtà segnalavano la nave in arrivo a Cagliari già dalla sera di venerdì, ma la Bahri Tabuk è rimasta in rada per ben 12 ore prima di solcare il porto canale. I canali ufficiali ma con codice secretato imponevano la presenza di forze dell’ordine a presidio del porto canale già dalle prime luce dell’alba. Porto circondato da pattugliamenti costanti di Polizia e guardia di finanza”.
La denuncia è del deputato di Unidos Mauro Pili che ha pubblicato le immagini delle operazioni del carico di morte, dello schieramento di forze dell’ordine e della nave saudita.
“Il primo segnale che l’operazione fosse concreta è riscontrabile alle 5.48, quando l’alba è ancora alta sul porto canale di Cagliari. La nave della morte solca quel tratto di mare racchiuso tra due sponde di cemento illuminata dalle luci a giorno del porto canale. I codici sono secretati anche nel porto terminal. Nessuno deve sapere perchè una nave battente bandiera dell’Arabia Saudita ha lanciato le cime sulla sponda principale del terminal sardo. Operazioni sconosciute ai più, impossibili da incrociare. Ad ognuno il proprio compito, ma nessuno sa dell’altro. Incroci che diventano prove quando le fonti convergono. Un blitz Italo – Saudita pianificato in ogni dettaglio – denuncia Pili. Pianificato e organizzato dalla stato italiano, con la copertura di due ministri, della Difesa Pinotti e degli esteri Gentiloni. Sono loro che hanno trattato con gli emiri e i reali dell’Arabia Saudita questo carico di morte, coprendo la Germania che produce in Italia ma condanna il regime saudita”.
“Soldi in cambio di strumenti di morte. Quelle bombe hanno già provocato già migliaia di morti, migliaia di bambini falciati da quel carico di morte. Si tratta ancora una volta – sostiene Pili – dell’ alleanza dei ricchi contro i poveri. La ricca Germania sfrutta la povertà di un territorio, il Sulcis, per produrre armi micidiali e rivenderle ai ricchi dell’Arabia Saudita, che poi le scaricano sui poveri dello Yemen. E in questa giornata nefasta per la Sardegna quel carico di morte, decine di migliaia di morti, è stato caricato come normali container dal porto canale di Cagliari. In realtà dentro quegli involucri d’acciaio e ferro c’erano migliaia di bombe. Le micidiali serie Mk, made in Sardinia. Caricate e ora in viaggio verso l’Arabia Saudita. Altre stragi, altre vittime innocenti. Con il via libera del governo italiano che avalla una strage in violazione a tutte le norme internazionali e alle stesse leggi italiane”.
“Resta il tema del lavoro – aggiunge Pili: lo affronto qui! Il lavoro va salvaguardato. Occorrono leggi e provvedimenti ad hoc perchè nessuno perda un solo posto di lavoro. Occorre un provvedimenti per garantire la ricollocazione dei lavoratori impegnati in queste nefaste produzioni. L’industria bellica forsennata e devastatrice, però, fa perdere la vita a migliaia di bambini e civili. Non bisogna perdere il lavoro, ma non bisogna nemmeno e soprattutto cancellare la vita di persone povere e inermi. Sarebbe facile fregarsene, in cambio di qualche voto! Ma la coscienza di ognuno deve prevalere sulla violenza di governi che producono armi e le spacciano in giro per il mondo. Poi non lamentiamoci quando l’immigrazione è un fenomeno incontrollabile. Resta da capire – conclude Pili – se le procure fossero state avvisate di questo nuovo carico e se abbiano anch’esse avvallato questo traffico di armi, condannato anche dall’Onu”.