Per la prima volta oggi i pastori da tutta Italia sono arrivati nella Capitale per chiedere che venga difeso il maxi-gregge nazionale di sette milioni di pecore, che rappresenta un patrimonio economico, sociale, ambientale e culturale del Paese.
A partire dalle 10 pecore e pastori si sono dati appuntamento davanti al ministero delle Politiche Agricole: gli allevatori provengono da Sardegna, Lazio, Toscana, Sicilia, Umbria e da altre Regioni italiane. I pastori portano il frutto del proprio lavoro con tutti i diversi tipi di pecorino prodotti nelle diverse regioni e c’è anche una significativa rappresentanza delle sette milioni di pecore italiane a rischio di scomparsa, perchè da ogni pecora si ottiene circa un litro di latte al giorno che viene sottopagato fino a circa 60 centesimi al litro mentre solo i costi di allevamento si avvicinano all`euro.
L’ACCUSA. “Lo Stato italiano, attraverso la Simest, è proprietario di un’industria che in Romania, con latte romeno e ungherese, produce formaggi di pecora che vengono ‘spacciati’ come Made in Italy sui mercati europeo e statunitense, contribuendo ad uccidere con la concorrenza sleale i pastori italiani”.. E’ questa la denuncia contenuta nel dossier della Coldiretti elaborato in occasione della protesta dei pastori italiani giunti a Roma da tutte le regioni italiani per manifestare di fronte al Ministero delle Politiche Agricole. “Siamo di fronte – sostiene la Coldiretti in una nota – ad un caso eclatante in cui lo Stato italiano, che è impegnato a combattere il finto Made in Italy, ne diventa addirittura produttore. Attraverso la società pubblica per l’internazionalizzazione Simest è infatti – denuncia la Coldiretti – socio proprietario di una società rumena denominata Lactitalia con sede in Romania che produce, utilizzando latte di pecora romeno e ungherese, formaggi rivenduti con nomi italiani (tra gli altri Dolce Vita, Toscanella e Pecorino)”.