Giovedì 14 settembre 2017 ore 17,30 nei locali dell’ex PRETURA in via Parrocchia 190 a Villacidro.
A Villacidro prosegue l’emergenza discarica e nel frattempo, proprio attorno alla discarica, nascerà un nuovo parco eolico. Due questioni solo apparentemente slegate in realtà molto hanno a che vedere con le politiche nazionali e sarde e col futuro del nostro territorio.
Discariche
Gli ultimi incendi di quest’estate, se anche ce ne fosse bisogno, hanno dato riprova della bomba ecologica nascosta sotto il gigantesco cumulo dei rifiuti capace oramai di caratterizzare con la sua mole il paesaggio circostante. Una discarica nata per stoccare rifiuto secco è diventata a tutti gli effetti una montagna di indifferenziato proveniente da tutto il campidano e da chissà dove. Le promesse del governo sardo e le prese di posizione delle ultime amministrazioni villacidresi si sono rivelate parole al vento, utili a rasserenare un po’ gli animi e proseguire nella vecchie e velenosa strada tracciata. Ma quando alle parole non seguono i fatti, l’immobilismo e la mancanza di volontà appaiono in tutta la loro evidenza con i roghi e la puzza pestilenziale capace di rendere la vita impossibile per chilometri e chilometri di distanza. Il ricatto del posto di lavoro non è più ragione valida per continuare ad accettare l’inaccettabile. A maggior ragione in presenza di soluzioni all’avanguardia già sperimentate e in grado di dare risposte adeguate ai nostri problemi. L’ultimo incendio verificatosi in discarica il 29 agosto è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e il tentativo maldestro della società Villaservice e della Sindaca di Villacidro di ridimensionare l’incidente, le accuse di procurato allarme rivolte a chi sollevava dubbi e chiedeva risposte, hanno, se vogliamo, incrementato il sospetto sulla gestione degli impianti e i reali pericoli rappresentati da quelle montagne velenose.
Noi ora vogliamo sapere cosa è realmente successo il 14 giugno e il 29 agosto. Vogliamo sapere, perché ne abbiamo diritto, cosa è stato emesso nell’aria durante i roghi, cosa è ricaduto a terra e quali pericoli ci sono per la nostra salute. Vogliamo sapere se esiste un sistema di monitoraggio ambientale e perché non sono stati eseguiti i controlli a seguito dell’incidente del 14 giugno. Vogliamo sapere se esiste all’ingresso degli impianti un portale di controllo della radioattività. Rivendichiamo il nostro diritto a sapere e nel contempo pretendiamo l’immediato avvio della strategia rifiuti zero, così come previsto dal programma politico del Governo sardo e promesso dalla Giunta Cabriolu.
Eolico
Nei giorni scorsi sono arrivate a casa di diversi cittadini le raccomandate con le notifiche di esproprio delle aree interessate alla realizzazione di un nuovo parco eolico da parte della Regione Sardegna a favore di un soggetto privato: la Green Energy Sardegna. Si tratta di 14 pale da 3 MW di altezza superiore ai 150 metri all’apice della pala.
Una manna dal cielo, potrebbe apparire per tanti o, quantomeno, un po’ di sana energia rinnovabile in sostituzione di tanto combustibile fossile. In realtà le cose non stanno proprio così e, di fatto, questo impianto sarà una manna esclusivamente per la Green Energy Sardegna che intascherà svariati milioni di euro all’anno mentre sul territorio, oltre alle scarse ricadute occupazionali, resteranno le briciole e probabilmente, in un futuro non troppo lontano, i rottami. Anche in questo caso, la comunità è stata scarsamente coinvolta, per non dire quasi totalmente esclusa. Ed è quanto mai sbalorditivo come un territorio tra i più poveri d’Italia, incapace di dare lavoro ai suoi pochi abitanti, sia invece in grado di garantire decine di milioni di euro di guadagni facili a delle S.r.l. i cui proprietari non devono neanche fare la fatica di venire a ritirare qua i soldi.
Cosa sono in realtà oggi le energie rinnovabili, se rappresentano la soluzione ai nostri problemi, perché la Regione Sardegna ha deciso per l’esproprio anche coatto a favore di una società privata, perché le comunità non vengono coinvolte nei processi decisionali e perché non traggono beneficio da questi progetti di grande impatto, saranno i temi che andremmo a dibattere.
Antonio Muscas (Comitato No Megadiscarica)