Non disturbate il manovratore

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L'INZIO DI VIA SANT'EFISIO A VILLACIDRO E DIVIETI DI SOSTA E DI FERMATA

IL COMMENTO. E come un breve articolo su un’area parcheggio inventata sia capace di scatenare le ire di un amministratore sentitosi leso nella sua maestà.

Oramai è consuetudine a Villacidro: criticare la giunta comunale non si può. Ogni qualvolta qualcuno si azzarda a mettere in discussione l’operato o, molto più spesso, l’inoperato della nostra giunta del “cambiamento” i diretti interessati se la prendono a male.

In questo caso, solo l’ultimo di una lunga serie, riguardante un episodio neanche tanto grave di auto in sosta in un parcheggio di fantasia, a imbufalirsi è stato il nostro vicesindaco, ovvero l’autore dell’operazione di cui ha riportato l’articolo, il quale, come visibile dalla foto, è riuscito, con un’abile manovra, a infilare la sua auto in un angusto spazio tra muro e fioriere.

Il fatto di per sé non sarebbe neppure troppo importante: qualcuno parcheggia male, qualcun’altro, stanco delle condizioni della cittadina presa d’assalto dai maleducati e dai parcheggiatori selvaggi, appende un cartello sul posteriore dell’auto incriminata e un sito di informazione locale riporta l’accaduto.

Tutto nella norma si potrebbe dire, non fosse per la scomposta reazione del proprietario dell’auto. Per sua stessa ammissione, a parcheggiare così sarebbe stato il nostro vicesindaco; ma invece di restare in silenzio, chiedere scusa, sminuire o tutt’al più ironizzare, rivendica la legittimità del suo operato. Non bastasse così, dà del maleducato e dell’incivile all’autore del gesto di protesta e neanche troppo velatamente arriva a minacciarlo: “La piazza era piena di gente per il funerale e in tanti l’hanno riconosciuto”

Uno scivolone il suo? Un utilizzo scorretto delle parole? Fate voi. Di certo non è la prima volta che vicesindaco e componenti della sua maggioranza reagiscono in questo modo. Negli ultimi tempi manco si contano più le vicende che li riguardano: taglio del legnatico, finanziamenti pubblici persi, videoriprese, Villaservice, ippodromo comunale, cimitero…

Se tutto va bene, quando chiamati a rispondere, neanche troppo gentilmente si rifiutano di farlo; se le cose si complicano un po’, allora liquidano le critiche come atti di gelosia, odio e invidia; ma se proprio le accuse diventano fastidiose si passa agli insulti, alle minacce e addirittura alle denunce in tribunale.

E così capita che l’assessore all’ambiente, invece di dire perché ha presentato domanda di partecipazione al bando del legnatico pubblicato dal suo assessorato, scriva dal suo profilo facebook quanto ama la moglie e la sua famiglia.

Oppure che lo stesso assessore e il vicesindaco, sempre su facebook e a commento dello stesso messaggio, si esibiscano in un esercizio di commenti poco ortodossi e ancora meno istituzionali, ove il vicesindaco dà ai contestatori degli “idioti opportunisti, muli che ragliano alla luna, poveri sciocchi e insoddisfatti che non hanno nulla da raccontare perché le loro vite sono vuote come zucche senza polpa e senza semi. Mischini”
Mentre a tono, l’assessore risponde: “Non mi preoccupo di rispondere a chi povero di mente offende gratuitamente”.

Oppure ancora, capita che l’assessora ai servizi sociali trascini in tribunale il consigliere di minoranza e capogruppo di Assemblea Permanente per i fatti della casa dell’anziano, accusandolo di aver leso la dignità di un’ospite della struttura pubblicandone la foto su facebook.

Non so se i nostri prodi si rendano esattamente conto cosa significhi per un comune cittadino essere deriso e ricevere degli avvertimenti da parte di un rappresentante istituzionale. Cosa significhi per un comune cittadino arrivare addirittura ad essere contattato personalmente e direttamente per ricevere ammonimento ed essere richiamato all’ordine. Per non parlare di un consigliere comunale portato in giudizio a causa della sua attività politica.

A casa mia queste azioni prendono il nome di insulti e intimidazioni, con l’aggravante del ruolo istituzionale e perciò dell’esercizio del potere a personale vantaggio e con il preciso scopo di screditare, dileggiare pubblicamente e punite contestatori e avversari politici per ridurli al silenzio. Agire in questo modo innesca dei meccanismi poi difficile da correggere e che solitamente finiscono per sfuggire di mano a chi li mette in moto.

In questo contesto è bene ricordare la vicenda del premio Ambrosoli assegnato alla sindaca con le motivazioni della sua lotta alla mafia in quanto vittima di minacce e di atti intimidatori. Fatti sui quali né la sindaca né l’associazione hanno mai fornito risposte precise ed esaudienti; fatti, veri o presunti, capaci però di posare un velo di discredito sulla nostra comunità.

Per questa ragione, sindaca, giunta e maggioranza, avrebbero avuto il preciso dovere di dare l’esempio, distinguendosi negli atti e nelle azioni, così da contribuire alla ripresa, civile, morale e culturale di una comunità a rischio barbarie. Invece oggi loro rappresentano il peggior modello per la nostra comunità.

Improvvisati e politicamente incapaci, ma avidi di potere e feroci contro chi non si allinea.

Meno male che si erano presentati come la novità assoluta, i fautori del dialogo e del cambiamento. “Rispetto delle leggi e delle regole”
Erano state le parole scandite al primo consiglio comunale.

Probabilmente si saranno convinti che il loro sia il traguardo dell’onnipotenza, ma basterebbe guardare alla storia recente per capire l’impossibilità, per qualunque essere di umana natura, di raggiungere un posto così alto da renderlo immune dalle cadute.

A.M.

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