Stasera presso il Mulino Cadoni in via Lavatoio, inizio ore 18:00, verrà proietato il documentario “OIL” del regista Massimiliano Mazzotta che sarà presente in sala.
A seguire dibattito con il regista che risponderà alle domande del pubblico.
L’evento è organizzato da S’assotziu Culturali TEMPU NOU e l’associazione politica Insieme Cambiamo Arbu;
“Questi appuntamenti hanno l’obiettivo di mostrare cosa significhi vivere accanto a una delle raffinerie più grandi d’Europa e di come il ricatto del lavoro troppo spesso in Sardegna sia pagato con l’inquinamento, i disastri ambientali e con la vita stessa”.
La proiezione del DOCUMENTARIO “OIL” verrà riproposta domani 25 marzo ad Arbus presso l’aula magna dell”IPSCT in via della Pineta ore 17:30.
Mi dispiace che il regista Mazzotta abbia interpretato male il mio intervento sul merito del suo documentario e spiego perché: ho voluto testimoniare uno degli aspetti ingannevoli del rapido insediamento della petrolchimica in Sardegna. Non si dimentichi che agli inizi degli anni Sessanta nelle manifestazioni sindacali si gridava “pane e lavoro”, mentre le navi della Tirrenia partivano cariche di giovani disoccupati in cerca di lavoro. In quelle condizioni di povertà il sindacato, non avendo conoscenza delle conseguenze nocive che avrebbero provocato i processi produttivi (finanziati col piano di rinascita e con la cassa del mezzogiorno) ma solo fretta di offrire lavoro ai disoccupati e attenuare l’emigrazione, accettò a scatola chiusa tutto ciò che i magnate del petrolio e dei metalli non ferrosi proponevano a Sarroch, Portotorres, Macchiareddu, Villacidro, Ottana, Portovesme. Ovviamente, partiti,sindacati e altre rappresentanze sociali erano d’accordo che il processo andasse avanti. Anzi, la sfida fra i Comuni era di offrire aree da infrastrutturare per fare altri Consorzi industriali e ospitare qualsiasi cosa. L’importante era costruire nuove fabbriche, anche nelle aree che meritavano tutela integrale come gli stagni e le spiagge. Le imprese d’appalto che facevano lavorare in straordinario e di notte, erano l’opportunità per iniziare a tirare sù quattro mura per sposarsi, per comprarsi la 500 e, a chi si poneva qualche dubbio, la politica rispondeva: “A caval donato non si guarda in bocca”. Per la Cgil la nuova occupazione industriale era l’occasione per creare la classe operaia che, per alcuni sindacalisti della corrente rossa della Cgil, significava creare le condizioni per sviluppare la lotta di classe contro il capitalismo; per il sindacato in genere invece, di fare più iscritti e uscire da una situazione di precarietà. La Saras, molto probabilmente per facilitare la realizzazione dei suoi disegni industriali,non ostacolò la sindacalizzazione, anzi la favorì mostrandosi disponibile nel recepire le richieste sindacali (14ma, benzina gratis, befana, aspettative sindacali, mensa, villaggio Moratti). Questi sono stati gli accadimenti che ho voluto testimoniare, non episodi di corruzione dei quali, il sentito dire, non è una prova e le tracce di inchieste giudiziarie in proposito, di quel periodo, non ce ne sono. Il documento è un ottimo strumento di denuncia, molto efficace, ma l’onestà intellettuale esige che alla denuncia del danni ambientali segua la proposta per il rimedio e, non avendola ascoltata dal regista, mi sono rivolto ai presenti per capire come la pensavano. Ahimè, gli ha preceduti Mazzotta, dicendo loro che ci vorrebbe una bella rivoluzione! Stupore e domanda: ma iRS è ghandiano a giorni alterni?
grazie sergio per la tua precisazione.
ho ascoltato attentamente le tue parole ieri sera, sarei dovuta intervenire, ma non sono brava a parlare in pubblico.
avevo ben capito la tua testimonianza e mi è dispiaciuto non poco vedere il fraintedimento generale.
ma a villacidro, e non solo!, c’è un po’ di tensione, noi giovani siamo stanchi e forse abbiamo poca pazienza d’ascolto ormai, dopo anni di parole parole parole.
spero che incontri come quello di ieri si trasformino in appuntamenti regolari:
per il dibattito c’è bisogno di allenamento, siamo disabituati agli incontri e ai confronti a voce, un gran peccato!
la rivoluzione l’ha fatta anche gandhi, ricordi?
nella parola rivoluzione non dobbiamo inserire anche l’accezione violenta, anzi!
la rivoluzione è un processo quotidiano, fatto di piccoli passi coerenti.
spero un giorno di poterti intervistare, con calma.
sono convinta che da testimonianze come la tua si possa partire per andare avanti, o no?
grazie, a presto.
cara manuela, apprezzo molto la tua propensione al confronto. io che per ragioni di coerenza, di etica e di onestà intellettuale, nella mia lunga militanza nelle fila dei riformismo ho raggiunto il convincimento che, in contesto così plurale, solo con il paziente confronto delle idee si riesce a fare la sintesi necessaria per cambiare le cose sbagliate. purtroppo, più vado avanti negli anni e più mi accorgo che la sintesi su cui far convergere il consenso del popolo è sempre più difficile. L’affermazione dei principi di libertà, di democrazia e di equità sociale, cui i giovani di iRS aspirino per garantirsi una prospettiva di vita dignitosa, si ottiene se c’è una nuova classe dirigente intellettualmente onesta, credibile nei propositi progettuali e controllabile con la partecipazione dei cittadini. Spero tanto che tra i ragazzi e le persone più grandi di età si sviluppi un proficuo confronto per facilitare il processo di ricambio della classe dirigente. Credo che un confronto a tutto campo, capace di superare gli steccati ideologici costruiti dalla classe politica al potere, (convergendo però uniti per il finanziamento pubblico e le prebende di Stato) sià possibile conseguire il nobile obiettivo. iRS, mi pare sia una buona premessa per procedere più organicamente verso il progetto più visibile. Il risorgimento sardo può essere avviato da buone idee e queste possono andare avanti anche nelle realtà locali, proponendosi per guidare i Comuni. Rinunciarvi per dimostrare che si è diversi, attendendo l’ora x, appare come limite programmatico e organizzativo. Spero che Claudia cambi idea. è ancora in tempo. Grazie dell’oscolto.