Rilancio della Keller adesso lo scoglio è la commissione Ue

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Il treno Keller rimane bloccato in stazione dalla burocrazia. Prima il ministero dello Sviluppo economico che si è tenuto per sette mesi in cassetto il piano industriale di rilancio dell’azienda senza neppure prenderne visione, poi quando da Roma è arrivato l’okay ci si è messa l’Unione Europea a ritardare la ripartenza del convoglio Keller. Adesso è fermo a Bruxelles. Come a Villacidro è ferma la fabbrica con quasi tutti i suoi dipendenti.

Slittano i tempi della ripresa produttiva della fabbrica, che ha tanto lavoro da fare (34 carrozze e 3 elettrotreni per Trenitalia, 35 coppie di carrelli per Ferrovie Nord Milano, il tutto per 17 milioni e mezzo di euro di fatturato), e slitta pertanto il rientro in fabbrica dei circa 280 dipendenti in cassa integrazione. Fa davvero rabbia all’azienda e ai lavoratori toccare con mano che si potrebbe ripartire all’istante e che invece la Comunità Europea non fischia mostrando la paletta verde – giusto per rimanere sul ferroviario – per la ripresa del viaggio di produzione.
Il punto sullo stallo è stato fatto alla Regione in un vertice convocato dall’assessore regionale dell’Industria Oscar Cherchi su richiesta dei vertici dirigenziali della Keller, presenti in forze le organizzazioni sindacali (dieci i sindacalisti schierati, quasi una formazione di calcio), i rappresentanti di Sfirs, Confindustria e Provincia del Medio Campidano.
Dall’assessore Cherchi l’impegno da parte della Regione di suonare alla porta della Commissione Europea, mentre i sindacati hanno palesato preoccupazione per la lunga fermata Bruxelles.
Il quadro della situazione lo ha esposto ancora una volta a chiare lettere il direttore generale della Keller Marco Serpi. L’azienda manca di liquidità e per questo ha chiesto e ottenuto dagli istituti bancari sardi una linea di credito di poco superiore ai 15 milioni, mentre un altro finanziamento di pari importo dovrebbero arrivare da Unicredit con garanzia fidejussoria ministeriale deliberata dal MiSe a favore dell’azienda lo scorso gennaio. Ma per avere i 32 milioni complessivi di liquidità serve il parere tecnico-formale favorevole da parte della Commissione Europea. Insomma, per dirla in breve, a Bruxelles devono verificare che non si tratta di aiuti di Stato che cozzano con le direttive comunitarie in materia di finanziamenti ad aziende in crisi.
«Il nostro piano di rilancio – ha ribadito il dg Serpi – si fonda su basi innovative e prevede il forte ridimensionamento dell’attività di ristrutturazione a favore di quelle per la costruzione del nuovo, dalle carrozze ai treni a unità multiple, dai carrelli al service. Si tratta di una grande opportunità di rilancio industriale per la Sardegna. L’isola non ha un grande polo metalmeccanico trainante: lo potrebbe diventare, con il piano di ristrutturazione, la Keller a Villacidro».

Luciano Onnis – Fonte: LA NUOVA SARDEGNA

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