Oltre duecento persone hanno riempito i tavoli allestiti presso i capannoni di proprietà del Gruppo ISA.
Ieri, presso la zona industriale di Villacidro, si è svolta la Giornata della Solidarietà. La manifestazione, giunta alla sua decima edizione, è stata organizzata dal Gruppo ISA e voluta in prima persona dal “patron” Giovanni Muscas e sua moglie Maria i quali, nonostante i molteplici impegni di lavoro, si adoperano per regalare un sorriso e una giornata di festa a persone veramente speciali.
Al pranzo hanno partecipato 240 persone appartenenti ai centri Aias della Provincia del Medio Campidano, alle Associazioni Famiglia insieme di Sanluri, Io e te insieme di Gonnosfanadiga, e alle associazioni Volo Alto, Oltre il Sogno, Centro d’Ascolto Madonna del Rosario, tutte di Villacidro, e allo Special Team Arbus della Polisportiva Olympics team Sardegna. “È stata un’occasione per trascorrere tutti insieme una piacevole giornata di festa – ha detto il presidente del gruppo Isa Giovanni Muscas – e un momento di socializzazione e di crescita reciproca”.
Villacidro.info – 20 maggio 2011
Credo che sia una buona iniziativa, un po’di solidarietà in questi tempi ce n’è bisogno.
Grazie di esistere! I villacidresi non ti dimenticheranno mai. Grazie, signor Giovanni!
Si scrive beneficienza e si legge marketing.
ma èmai possibile che debba guardare sempre e solo le cose negative delle cose!
Cambiamo!Cerchiamo do vedere il positivo delle cose!
Il mondo che ci circonda sarà più BELLO!!!
Ciao
leggi :si deva guardare….
No, si deve guardare la realtà e la realtà è che la beneficienza di certi gruppi economici è operazione di marketing e nient’altro che questo. Se non fosse questo, che bisogno ci sarebbe di propagandarla nei mezzi di comunicazione?e poi lo sappiamo dai, non c’è bisogno di aggiungere altro…
Boh…sarà anche un’operazione commerciale…sarà uno scaricarsi la coscienza…quello che vuoi, ma la beneficienza è sempre una cosa positiva, se quelle persone sono state bene quel giorno…non ho nulla da ridire, è una cosa carina.
La beneficienza è sempre negativa perchè tende a mantenere inalterate le differenze sociali. Altra cosa è la solidarietà, dove invece ci si pone da pari a pari.
Il gruppo ISA ha sempre fatto sia beneficenza che solidarietà, e che vi piaccia o meno è l’unica realtà che ha permesso a Villacidro di continuare a vivere.
Ah bè, se lo dici tu allora mi arrendo.
l’articolo pero’ parla di solidarietà non di beneficenza.
Un pranzo è solo un modo per stare insieme e credo che questi ragazzi sfortunati
non siano interessati alla differenza tra i due termini ma cio’ che hanno avuto in queste ore.
Guarda un po’ c’è tanta gente che li considera ingombranti e c’è qualcuno invece che che si è ricordato di loro.
Smettiamola di vedere il male dappertutto il mondo non è perfetto quello che conta è cercare di migliorarlo.
Si in effetti avrei dovuto dire solidarietà…Non ha dato da mangiare agli affamati eh…si sta parlando di disabili, era un momento per stare assieme, tutti…mi pare…e non si sta santificando il Sig. Muscas…è una cosa carina punto e basta.
Per quanto riguarda il lavoro e come tratta i dipendenti…è un’altra storia.
Nella cura dell’immagine di Nonna Isa, i 200 pasti ai bisognosi offerti da Disario, hanno lo stesso effetto propagandistico della reclame settimanale fatta porta a porta. E’ ovvio che anche in queste iniziative caritatevoli c’è il tornaconto di mercato, tuttavia non trovo niente di strano: tutte le grandi aziende hanno un badget per queste cose. Fino a che Disario le fa è segno che gode buona salute e, dunque, che male fa? Anzi, io apprezzo che le faccia.
per una volta ringraziamo le persone ,che come la fam.MUSCAS ha fatto senza fare troppi commenti
In piu’ aggiungo che la beneficenza serve per pagare meno tasse, non vi siete mai accorti che le piu’ grandi societa’ finanziano sempre delle onlus, che alla fine in qualche modo hanno fondato loro stesse? Io ritengo che il rispetto per la persona venga prima di tutto, e una qualsiasi azienda prima di fare beneficenza per farsi bella agli occhi degli altri, dovrebbe cercare di avere la coscenza a posto con le stesse persone che gli permettono di essere un’azienda(questi sono i lavoratori alle sue dipendenze e la gente che va a comprare), si tratta di gratificare il lavoro, cosa ormai dimenticata. Per di piu’ con la falsa chimera del lavoro, oggi ti dicono o lavori cosi’ o nulla, bhe’ mi dispiace dirlo ma il lavoro imposto in questo modo non fa bene a nessuno se non ai soliti, pero’ questi soliti fanno anche beneficenza…alla faccia….
Perfetto!
Siete proprio fuori dal mondo, e non riuscite a vedere al di la del vostro naso. Mi risulta che Sig. Muscas viva ancora sopra a uno dei sui primi negozi e in una casa abbastanza umile. Vi rendete conto che sta cercando (non sempre con successo) di difendere con le unghie e con i denti la distribuzione alimentare che è ormai di fatto per oltre il 70% in mani straniere? Vedremmo quanto vi gratificheranno i colossi stranieri che stanno comprandosi quel poco che resta di questa insusa italietta.
se ai Galli si aggiungeranno i Lanzichenecchi e i Sassoni molto piu’ veloci di noi a pensare e ad agire allora capiremo davvero cosa sia il duro lavoro.
Attenzione pero’ che non ci facciano dire buongiorno con HEIL H….r
Basta farsi un giro su interdis.it per rendersi conto di quanto piccola è insignificante sia la ISA nel attuale panorama della grande distribuzione italiana.
se poi la paragoni a quella europea è proprio un piccolo granello di sabbia.
almeno a Villacidro esiste ancora la liberta’ di pensiero e di parola da altre parti non sanno piu’ neanche cosa sia.
Ora conta solo il danaro e chi non ha la capacita’ di stare al passo è come che non esista é solo una sagoma invisibile.
Anche la casa di Bin Laden era umile :)..Questo però non c’entra nulla con il topic. I ricchi fanno beneficienza prinipalmente per marketing. Non voglio criminalizzare un semplice pranzo, ma non biosgna nemmeno santificare quel signore che l’ha organizzato.
Quelli che tu chiami “ricchi” sono solo persone che si rendono conto di quanto poca cosa sia il denaro. Evito di continuare tanto sto solo sprecando fiato, non puoi o non vuoi capire.
Ah quindi non sono materialisti queste persone?Quindi il Muscas ha fatto tutta questa fatica per noi?Certo che non è facile comprendere uno che dice di avere 3 divinità:
«Banche, fisco e Gesù Cristo» (edicola.unionesarda.it/Articolo.aspx?Data=20090125&Categ=2&Voce=2&IdArticolo=2318058)
Sbaglio banche e divinità dovrebbero essere in contraddizione con il cristianesimo?E’ più facile che un cammello passi attarverso la cruna dell’ago piuttosto che un ricco entri in paradiso, diceva uno degli idoli del signor Muscas.
Hai ragione Luca, proprio non li capisco questi personaggi.
Dai Luis…dubito che con un pranzo così si sia scaricato chissà cosa…avrebbe fatto una megadonazione piuttosto…e comunque non lo stiamo santificando!
Cavolo ma l’Italia non era un paese cattolico? nella Bibbia c’è quella parabola di quella vecchia che dona in beneficienza una sola moneta, ma quella è la sua unica moneta. Poi ci sono altri ricconi che danno 2-3-10 monete e Gesù spiega che ha donato più di tutti quella vecchia piuttosto che tutti quei ricconi che danno il superfluo…Ve la ricordate?Ecco, qui è la stessa cosa. Quel signore, con questo gesto, non ha fatto niente per cui debba meritare degli elogi. Per una volta un agnostico tendenzialmente ateo e anticlericale come me è d’accordo con la bibbia.
uno è agnostico o è ateo non esiste la via di mezzo.
I problemi comunque non si risolvono con le ideologie ma con le idee.
Nessun seppur cattolico è obbligato a farsi carico degli altri che potrebbero usare le loro idee se quelle degli altri non gli vanno bene.
Non si deve sempre accusare qualcuno delle nostre incapacita’ e avanzare troppe pretese.
Criticare è facile è mettere in atto che è difficile ecco qual’è il problema.
Inoltre non và dimenticato che la grande distribuzione è nata per spezzare la catena tra il venditore e l’acquirente. Non troppissimi anni fà la gente nei negozietti sotto casa segnava la spesa, per poi magari pagarla poco per volta (o non pagarla affatto). Al supermercato, o hai i soldi o guardi e ti riempi solo gli occhi. D’altro canto è indiscutibile che abbiamo permesso anche ai più poveri di poter comunque acquistare tutta una serie di prodotti a basso costo che prima non erano presenti sul mercato. Chi di noi è più avanti con gli anni ricorderà senz’altro quanti di quei negozietti facevano la cresta sul peso. Se oggi mandi un bambino a comprare un etto di prosciutto al supermercato puoi star certo che uscirà con un etto di prosciutto e il resto giusto. Bisogna smettere di voler sempre vedere il male e il premeditato in tutto. Tutti parlano di quanti soldi guadagna Sig.Giovanni ( che poi non li guadagna lui ma tutta la società) ma non ho mai sentito nessuno domandarsi “Poveraccio, chi sa quanto paga di bolletta dell’enel, o di tasse. Tutti continuano ad addittarlo come uno sfrutatore nonostante da anni gli riempia il piatto in cui mangiano. Questo è esattamente ciò che si chiama “mordere la mano che ti nutre”. Fatevi un esamino di coscienza, e provate a pensare per una volta a chi siete riusciti a dare qualcosa voi?
Un’azienda normalmente fa i suoi interessi, nessuno critica il suo operato sino a quando il suo operato non lede i piu’ elementari diritti della persona, questo vale per qualsiasi attivita’. E’ inutile che la shell mi finanzi la pulizia delle coste quando risparmia sulla manutenzione dei suoi impianti e danneggia l’ecosistema, questo e’ solo un esempio ma ne potrei fare a migliaia. Per dirla tutta la grande distribuzione non dovrebbe esistere,perche’ danneggia sia l’utente finale che il produttore. Discutibile poi il discorso di prodotti a basso costo disponibili per tutti, in realta’ questa disponibilita’ e’ legata a una serie di fattori e sprechi enormi di risorse del pianeta. Ricordo ai piu’ che non e’ neccessario mangiare salsiccia ogni giorno, ma se andiamo al supermercato ogni giorno noi troviamo la salsiccia fresca nel bancone. Questa cosa se ai piu’ puo’ sembrare normale, alla gente con un occhio attento poi tanto normale non e’, visto che si produce il cibo come se fossero pezzi meccanici. In realta’ prima si mangiava quello che si trovava dal maccellaio, perche’ gli allevamenti cosi’ definiti industriali non esistevano. Oggi dobbiamo essere piu’ veloci e piu’ produttivi a scapito dei piu’ poveri, se dovessimo pagare la rovina che facciamo per ottenere quei banconi sempre pieni di cibo o altro, forse cambieremmo atteggiamento verso la grande distribuzione e non solo. Se parliamo poi di dare, se io regalo un euro ogni 100 di guadagno, forse e’ molto piu’ pesante di quelli che regalano 10000 euro ogni milione guadagnato, che dite? anche se la percentuale e’ la stessa…..
Mentre tutte le persone più sensate cercano di avvicinare il consumatore al produttore (molti dei negozietti del passato vendevano i loro stessi prodotti), Luca ci dice che le Città mercato sono la nostra fortuna. E la qualità? E la diversificazione dei prodotti? Ed i negozietti che si trovavano in ogni angolo delle strade?E i rapporti umani che si instauravano tra venditore e acquirente?Chi se ne frega dice il nostro amico Luca…
Sono letteralmente scioccato dal vedere come si possa difendere appassionatamente l’indifendibile…
I negozietti di quartiere torneranno, ma stai pur certo che non saranno in gestione a italiani. Il Centro Commerciale non è un negozio fine a se stesso caro mio, ma piuttosto l’ultimo atto di quella che oggi è la nuova fabbrica. Ora non fraintendermi, magari detto cosi so che può sembrare schifoso ma alla fine di questo di tratta. Ieri le fabbriche facevano per lo più oggetti di varia natura, oggi producono cibo. Se io mi alzo dal letto e ho voglia di fragole oggi posso andare al supermercato e comprare fragole. A me poco importa se arrivano da pabillonis o dal burundi, mi interessa solo che siano fragole.
Qualche hanno fà qualcuno si lamentò che a Villacidro per la festa delle ciliege furono acquistate le stesse d’importazione. Qualcuno giustamente fece notare ai soliti disfattisti che non si può fare una festa senza il festeggiato, nel caso specifico le golose pallette rosse.
La storia della qualità è tutto un dire, è molto soggettiva, io per esempio faccio parte di quella grossa fetta di persone che preferice la frutta e verdura piena di medicine e senza vermi piuttosto che la frutto-nano-sarda biologica con verme o afide in omaggio. Adesso qualcuno sbotterà con la solita storia del fa male, non è sana e bla bla bla…
Io credo ai numeri, le statistiche dicono che l’età media di vita è sempre più alta, il che significa che nonostante il gran parlare alla fine si vive meglio e in manierà più sana di prima.
Io non credo che si viva meglio di prima. Il fatto che la vita media sia aumentata ci dice che c’è stato un miglioramento quantitativo ma non necessariamente qualitativo. Tutti gli anziani si accorgono delle differenza di sapore tra il cibo di una volta e quello attuale. Mangiare roba ammescinada o imbottirci noi stessi di medicine non ci fa più felici. Poi ci sarebbe tutto il discorso ambientale, che prescinde dalla vita umana, ma così ci allarghiamo troppo…
Beh, ognuno fa le sue scelte. Chi preferisce il cibo contaminato con principi attivi di insetticidi, pesticidi, diserbanti oppure dosi rilevanti di metalli pesanti o prodotti ogm saprà senz’altro che ha veramente tanto da scegliere. Per gli altri, la scelta è davvero più ristretta; l’importante è che non si impedisca a chi vuol coltivare o consumare prodotti sani di farlo liberamente.
Circa il miglioramento qualitativo della vita il discorso è molto più lungo di quanto si possa pensare; ma qui c’entra poco, siamo in un comune supermercato.
Veramente siamo dalla fine degli anni 70 che consumiamo solo ed esclusivamente prodotti OGM o nella migliore delle ipotesi produzioni da sementi pretrattate. Bayer, Monsanto etc docet.
Gli OGM negli anni 70?Non esageriamo…
Se anche così fosse penso si possa avere la libertà od il coraggio di dire: “questa cosa non mi va bene”. Questa è una cosa profondamente inesatta. Una cosa sono le sementi ibride, un’altra le varietà OGM, non ammesse in Italia. Per conoscere l’elenco delle varietà mutate geneticamente esistono alcune banche dati facilmente ricercabili. Visto che l’argomento sembra interessarLa, tanto per fare un esempio concreto cito il grano duro varietà Creso; vada a leggersi come sia stato ottenuto in laboratorio. Poi sarà il caso di studiarsi la curva di diffusione della celiachia ed il suo andamento negli ultimi 40 anni.
Il fatto che in agricoltura sia oggi comune la prassi del trattamento dei semi non significa che sia la cosa migliore, più che altro è come minimo non necessaria. E’ solo stato imposto da un sistema che ha illuso i produttori che la chimica in agricoltura (alla quale dobbiamo l’inaridimento dei terreni, l’inquinamento delle falde acquifere, dei fiumi, dei mari, conseguenze dirette sulla salute delle persone) sia la panacea di tutti i mali. Ma siete informati sullo stato di improduttivtà dei terreni agricoli al Nord e al Sud? O credete che si faccia tanto per dire?
Abbiamo troppa fede nella tecnica, non tenendo conto del fatto che della stessa si fa spesso un uso distorto. Anzichè bombardare i terreni con nitrati e diserbanti i nostri nonni (e non tiriamo fuori la storiella delle credenze popolari…) usavano lasciare i terreni a riposo, fare le rotazioni, disporre siepi e piante ai confini degli appezzamenti ed in mezzo agli stessi. I prodotti erano solo di stagione, ogni contadino riproduceva i semi delle sue piante e non era costretto alla schiavitù dell’acquisto dei semi dalle multinazionali; le quali multinazionali hanno ora tutto l’interesse a produrre e diffondere solo sementi ogm (oppure, nella migliore delle ipotesi, ibride), che anzi vengono brevettate, non sono riproducibili da pianta PER IL SEMPLICE MOTIVO CHE IN NATURA NON ESISTONO. E’ la prima volta che su questo blog uso le maiuscole in questo modo. Chiedo scusa a tutti.
Luca Nonnis, mi pare che l’argomento meriti un approfondimento serio; lasciamo stare i ragionamenti per partito preso o del tipo “tanto ormai si fa così” e cerchiamo di riflettere su quello che veramente è accaduto e accade. Quando vuole sono a disposizione.
Circa i piccoli negozi, posso aggiungere che la relativa apertura dipende quasi esclusivamente da noi. Ma chi ce lo fa fare? E’ più comodo fare un giretto al centro commerciale dove si trova tutto all’ammasso senza andare troppo per il sottile. Ci piace la vita comoda e lasciamo che altri decidano per noi, anche e soprattutto per quello che riguarda il cibo.
Bravo… Prova ad andare da un commercialista a dirgli che vuoi aprirti un negozieto di generi alimentari o una frutta e verdura e poi dimmi se non ti ride in faccia. XD
Egregio Luca Nonnis, grazie per il bravo, poteva dirmelo anche per il primo dei due commenti. Col commercialista ho a che fare abbastanza spesso, è abbastanza contento di vedermi ma non mi “ride in faccia”.
Anche i piccoli o medi negozi, o negozi-ristoranti o bar-negozi (che esistono e potrebbe anche capitarLe di conoscere questa realtà se Lei gira un pò l’Italia) possono avere un giro tale da giustificarne l’apertura ed il tranquillo mantenimento; tanti piccoli negozi che lavorino ciascuno più sulla qualità che sulla quantità hanno anche economicamente più senso di un grosso centro che monopolizza il mercato, in quanto creano un’economia distribuita che è di per sè più equa. Probabilmente, poi, il giro è giustificato dal fatto che, in quest’ambito, i prezzi medi sono più elevati. La qualità costa.
Sono completamente d’accordo, ciò che continuano a non capire i nostri concittadini e che il cosidetto “corner shop” può funzionare solo ed esclusivamente quando si va a vendere un prodotto di nicchia o comunque di alta qualità. Qui invece sono ancora fermi al concetto che loro non lavorano perchè i supermercati fanno prezzi ai quali loro non possono reggere concorrenza.
Ma non ci vuole mica una laurea per capire che non puoi essere concorrenziale vendendo prodotti industriali visto che loro comprano a container.
Vorrei spiegare cosa intendo, perchè forse a qualcuno non è chiaro cosa significhi acquistare a container. Non vuol dire comprare un container di pasta Barilla, significa comprare es. Un container di lumacchine, uno di spaghetti n°3, uno di n°5 uno di pennette, etc.
Un prodotto di nicchia per definizione è rivolto ad un numero ristrettissimo di persone. Quindi uno o due negozi potrebebro salvarsi la pelle di frotne alle aggressioni dei centri commerciali. Uno o due appunto, ma non tutti, giacchè se tutti comprassero prodotti di niccgia non sarebbero più di nicchia bensì di massa.
Il problema è quindi strutturale e dipende solo in parte dalle scelte dei consumatori o dei commercianti.
Volevo dire: la definizione stessa ci dice che un prodotto di nicchia non è per le masse ma per una minoranza…
Giusto, non ci vuole una laurea. La concorrenzialità si misura a parità di qualità presunta; certi acquisti non si possono effettuare “a container” per un motivo molto semplice: non ci sono ancora produzioni di alto livello qualitativo disponibili “a container”.
Ma, dico, anche per l’egregio ex-Ret: chi ci dice che dobbiamo privare per sempre “la massa” della qualità che sinora è solo di una ristretta fascia di persone?
Sull’agricoltura biologica e su quella naturale si aprirebbe un altro vasto capitolo. Personalmente mi fermo qui, mi pare di aver approfittato abbastanza dello spazio offerto dal blog. Fate Voi.
Verissimo che la qualità costa, ed è giusto, ma i negozietti che hanno chiuso, vendevano gli stessi prodotti confezionati industriali mi pare…almeno a partire dagli anni 80, se poi vogliamo tornare indietro ai primi del secolo non lo so…E ricordo, che le catene di negozi sono nati dai piccoli singoli che hanno fatto fortuna e iniziato ad aprire più punti vendita…è adesso che sono colossi, ed è adesso che nascono anche già colossi…sbaglio?
No, non sbagli.
Inoltre, bisogna ricordare una cosa : L’agricoltura biologica è più dispendiosa, necessita più terre, è più costosa, e non garantirebbe a tutti un’alimentazione.
Inoltre, i prodotti ottenuti con questo sistema, sono molto più cari : La fascia di popolazione che potrebbe permettersi di spendere (o che comprerebbe)anche il doppio, o il triplo per lo stesso prodotto è esigua.
Stiamo divagando un pochino in effetti, siamo a rischio offtopic…quindi io concludo che, a mio parere, questo pranzo è stato un evento carino per chi vi ha partecipato. Se poi l’intenzione era di farsi bello agli occhi di tutti…beh è un altra storia…ma non cambia i fatti. Io ho lavorato in una casa famiglia…se qualche magnate avesse fatto una donazione, per scaricarla dalle tasse, e grazie a quella avessimo potuto riparare il tetto…non mi sarebbe dispiaciuto affatto.
(Per il resto…io ho la fortuna di comprare poca carne e frutta estera perchè la ho in casa…e vi assicuro che costa molto più che andarla a comprare, e quando l’annata non è buona…resti senza)
Mi spiace sentire tanta amarezza e ingrattitudine…la FAMIGLIA Muscas in questi anni ha aiutato anzi specifico ha teso la mano a famiglie preciso a Persone che improvvisamente una disgrazia od una malattia hanno fatto venir meno ad una entrata economica ….ha provveduto anche dove il sistema non ha funzionato…avete idea di che significa avere improvvisamente un famigliare con una disabilità ..andare a chiedere un ausilio sanitario ed aspettare mesi prima che l’iter burocratico della pratica sia conclusa???? si è Fatto carico di ciò ed in cambio ha voluto solo il silenzio….Il suo scopo non era beneficenza …non è e farsi bello per pubblicità….per chi non lo sapesse si chiama umanità e rispetto….prima di sparlare e meglio conoscere le persone non per ciò che si sente dire ..ma per quello che fanno e quando vuoi fare una buona azione non vai a sbandierarlo ai 4 venti..e Voi che giudicate avete mai fatto qualcosa per un estraneo che improvvisamente si è trovato in difficoltà???
Il significato del pranzo offerto da Muscas , credo dal mio punto di vista (perchè sono un socio di una associazione )),era quello di far ritrovare tutte le associazioni che hanno bisogno di condividere ogni tanto la loro presenza in un tavolo e far coscienza che chiuncque potrebbe avere un giorno un familiare malato che và seguito con amore e tanta costanza , ed essere calcolato o meglio fatto partecipe della vita di tutti i giorni … proprio come le associazioni spesso fanno, e soprattutto non vedono come tanti discorsi che ho letto da molti… solo il lato economico …. credevo che …. ma và bè …e normale…